Non mi intendo di Prog, e non sono manco sicuro che gli AREA lo siano, quindi non datemi addosso. Ma questo cd è bellissimo. Si lo so, luogo comune, l'MC si cimenta in qualcosa di più grande di lui e bla, bla, bla...
In questo periodo sto preparando un demo tape con il Deva. E siccome mi sto buttando quindi nel mondo della musica (ovviamente non in maniera massista, non mi chiamo Gazosa), ho pensato "Giacomì, qui se vuoi fare musica decentemente devi conoscerla TUTTA". Ora passo ore appresso a degradanti schifezze tipo Outkast ed Eminem, fino ad arrivare alla grande Famiglia, di Napoli. Ma anche al di fuori del rap espando le mie conoscenze. Ed ecco lunghi afterhour a sentire cds degli Atroci, Burzum, Sopor Aeternus, Bad Religion, ed altri tra i più disparati. hruppi che ho conosciuto per mezzo di questo splendido sito, ed altri, come Mortiis, consigliatimi da nuovi amici.
E tra brutal (che odio), "People Get Up And Drive Your Funky Soul" di James Brown, US3, UB40, Dusty Spriengfield, Loreena Mc Kennit, ecc... cosa mi vedo abbandonato sul mio comò?? "Parigi-Lisbona" degli Area.
Prendo esempio dagli elogi di ..caz.. nella rece di Maudits e mi immergo all'ascolto.
Questo è uno dei pochi live in circolazione della band. Si divide in due tappe, come dice il titolo, Parigi e Lisbona, e apre con "L'Elefante Bianco". La musica è veloce, differenziata, il testo è impegnato e Demetrios, come dimostra anche il successivo pezzo "Megalopoli" ha una delle voci più belle dello scenario internazionale. Ora, siamo nel 1976. Tra un anno morirà Walter Rossi, e moriranno anche molti altri "sovversivi" rossi e neri. In Italia soprattutto, e quindi l'Italia, ora, è in fermento. A due anni da l'omicidio Moro, da Peppino Impastato, all'alba del periodo di piombo, gli AREA espatriano, armati di musica, sofisticata, colta, veloce e coinvolgente, e trasmettono la loro "pienezza ideale" anche in Francia e Portogallo. "Megalopoli", correggetemi se sbaglio, ma a me sembra anche un po' jazzata. La caratteristica di questi brani è la lunghezza, una lunghezza che non viene avvertita, grazie all'alta promisquità strumentale e ad un longevo suono che va dalla prog al jazz e poi ancora prog, con il buon Demetrio che ci mette di mezzo la sua voce. Il risultato è, per usare una parola nuova, ehm... diciamo.... splendido (non è nuova, lo so). Ma andiamo avanti, e voi, Cristo Santo, seguitemi.
Immaginate di essere uno studente francese, pieno di belle idee per cambiare il mondo. Uno studente borghese che ama la nuova musica colta, e incuriosito da questo gruppo, lo va a vedere. Ecco ora immaginate di sentire una canzone come "La Mela Di Odessa" cantata nella vostra lingua (il francese) con tanto di rutto introduttivo e gag, prog, un po' jazzato, con una cadenza alle volte (ehm, non è una bestemmia) rap (anche se voi, ora, nel '76, in Francia, al concerto degli AREA, di questa parola non ne avete mai sentito parlare). 8.56 minuti, che per quel che ho capito, hanno una grande carica polemica, satirica e ovviamente idealistica e ironica, anche se l'unica cosa che ho capito, a dire il vero è "de la merd" e "shit!" detto con cadenza molto gangsta. Campionamenti acustici con sassofoni e chitarre della Marsigliese e dell'inno di Mameli, contornati da questa specie di rap di Demetrio e accompagnati da strumenti impazziti, ognuno dei quali segue una propria strada, indipendente, ma incomprensibilmente coerente agli altri. Cazzo. Cazzo. Cazzo.
Vamos Ante (si dirà ante? bah). "Lobotomia" non ha bisogno di essere commentata. Apre con un coro che sembra quasi flautesco e stonato per poi evolversi nello stile tipico degli AREA, tipico e al contempo atipico. Dalla "platea" si alzano dei fischi, ma che diavolo sta succedendo? Comunque, gli AREA, credo, non si possano affibiare ad un genere, perché sono gli AREA, punto.
Non so se avete capito il concetto. Allora, gran pezzo pure "Lobotomia" anche inquietante, se si vuole, ora la "platea" grida. Vorrei. Anzi, desidero violentemente stare lì. Essere quello studente francese, di 30anni fa. A fischiare, a gridare, ad applaudire. Arriva la "Presentation Concerts Lisboa". E qui arriva il pezzo forte "Arbeit Macht Frei" uno dei pezzi più popolari, come si capisce dal titolo, della band. Capace di ironia e propaganda in una maniera incredibile, miscelando entrambe con una forza che ti strappa via dalla sedia. Cristo Santo. Cazzo, qui il Jazz c'è... no? Ora, ecco "La Cometa Rossa" dedicata a Carlo Pereira e agli studenti massacrati dai neo-fascisti nel 1973. Erano 200 studenti. E qui penso che basti dire, che improvvisamente ti ritrovi nel 1973, ad essere massacrato. Pure te. Chiudono "Luglio, Agosto, Settembre (nero)" (che voce Demetrio!!!) e una rivisitazione de'"L' Internazionale". Interessante.
Sono passati due anni da quando ho alzato l'ultimo pugno sinistro. Non ci credo più. Rivoluzione, proletariato unito, mondo migliore. Stronzate. Ma io ora, 2005, non ci credo più. Ma quello studente francese a Parigi nel 1976 ci credeva eccome. Come ci credeva mia madre che s'è vista ammazzare la gente in piazza davanti agli occhi nel 1977, come ci credeva Peppino, come ci crede Demetrio. E se unisci il contesto dell'epoca, agli AREA, ai loro lavori, al loro impegno, alla loro musica, non puoi altro che viverli, anzi rivivere quell'epoca.
No, non tornerò ad alzare pugni sinistri, non tornerò a sventolare bandiere fittizie o a attaccare poster di miti morti in camera. Ma continuerò a sognare, sulla mia macchina del tempo. Non importa se con i neri o con i rossi, coi buoni o coi cattivi (se c'erano), non m'importa. Quello che importa è che posso sognare, MI E' PERMESSO. E anche se non ci credo non posso che ammirare questi maestri e rispettarli e farne tesoro, dedicandogli niente di più e niente di meno che un umile contributo, a loro e a chi c'era, chi è morto e chi è vivo. Chi sparava e chi moriva.
Un piccolo contributo, e un piccolo ringraziamento. Gracias.
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