CRIMINAL. Questo film praticamente lo abbiamo già visto. Ce ne sta uno in particolare uscito solo pochi mesi fa che si intitola Self/less (diretto da Tarsem Singh) e che ha tra gli interpreti anche Ryan Reynolds, la cui trama e il leit-motiv dell'intera opera sono praticamente identici. Solo che Ryan Reynolds, attore le cui quotazioni a Hollywood devono essere evidentemente in costante ascesa, in questo film era l'eroe e l'attore protagonista, mentre qui, dove interpreta l'agente della CIA Bill Pope esce di scena quasi subito.

Chiaramente questo è solo uno dei tanti paralleli possibili per un film debole e dagli esiti scontati (peggio ancora dallo sviluppo) e questo a dispetto di quello che invece è un cast di attori a disposizione del giovane regista israeliano Ariel Vromen che è di prim'ordine considerando la contemporanea presenza di tre giganti come Kevin Costner, Gary Oldman e Tommy Lee Jones. Tanto che, ne consegue, parlare di spreco di attori e di potenziale in questo caso è sicuramente lecito.

Tuttavia, poiché anche da questo punto di vista questo film non costituisce una eccezione (il film per me emblematico in tal senso è e resterà per sempre 'The Counselor' di Ridley Scott con Michael Fassbender e da un soggetto di Cormac McCarthy, eppure inguardabile, incomprensibile), è lecito domandarsi dove sia il problema. Se c'è. Non mi sono chiari del resto al 100% i meccanismi finanziari di Hollywood, ma davanti a un film così debole, ma evidentemente comunque costato qualche soldo, mi interrogo anche su quello che è poi l'investimento e i successivi ricavi di chi produce un film di questo tipo.

La sensazione, la stessa che si ha poi riguardo il mondo della musica (ad esempio) è che la qualità del prodotto - ai fini dei ricavi - conti praticamente zero.

La bravura degli attori e dei registi e di tutti gli addetti ai lavori, degli sceneggiatori, l'amalgama tra chi lavora all'opera sono tutti dati secondari. Non contano. Se il film ha dietro un produttore importante e che può mettere in piedi una macchina di promozione notevole, be' allora i giochi sono fatti. Magari i tuoi ricavi non saranno epocali, ma sempre abbastanza da mandare avanti la giostra.

IL RUOLO DEGLI INTERPRETI. Lecito allora interrogarsi anche su chi svolge la professione dell'attore e quelli che possono essere i suoi stimoli. Prima ho citato tre grandi attori, tutti e tre presenti nel film e tutti e tre che recitano al di sotto delle loro potenzialità o comunque si limitano a fare quello che potremmo definire il 'compitino'. Ma perché no del resto? Loro firmano un contratto e il guadagno in quel momento è assicurato. Del resto sanno come funzionano le cose e ne sono certo, dei tanti soldi incassati loro spetta una fetta della torta che è praticamente minima rispetto al guadagno totale e alla rilevanza del loro contributo che è l'unico veramente fondamentale perché, vedete, dopotutto voi pagate il biglietto al cinema per vedere loro, per vedere Kevin Costner.

A proposito di Kevin Costner, mi fa sempre piacere quando lo vedo nei panni dell'antieroe (come in questo caso) oppure del cattivo. Il suo lato oscuro, diciamo così, lo trovo sicuramente più affascinante di quello bello e romantico che balla coi lupi e che tanto fa squagliare i cuori agli spettatori e le spettatrici. E il film in questione è effettivamente tutto tagliato sulla figura del personaggio interpretato da lui. Kevin Costner, che itnerpreta il condannato a morte Jericho Stewart, costituisce nella pratica l'unico vero motivo del film. Mentre ruoli più marginali sono destinati a uno spento Gary Oldman e un Tommy Lee Jones che è brillante, ma perché è brillante di natura. I loro ruoli del resto sono per forza marginali. Il primo è uno dei 'capi' della CIA, limitandosi a una parte gestionale all'interno delle dinamiche del film; il secondo è nelle insolite vesti di un medico al servizio di un centro di ricerca governativo.

LA TRAMA. Ma veniamo alla trama. Un valente e coraggioso agente della CIA, Bill Pope, (Ryan Reynolds) viene brutalmente assassinato mentre è a caccia del solito supercattivo criminale internazionale. L'agente Pope era tuttavia il solo a possedere delle informazioni esclusive e indispensabili al ritrovamento di una figura chiave per risolvere la crisi, un ragazzo, il solito hacker, e che si fa chiamare 'l'olandese' e che praticamente è entrato in possesso di questi dati con i quali muovere a proprio piacimento l'arsenale degli Stati Uniti d'America e in un complotto internazionale nel quale presto entreranno in gioco anche le altre potenze mondiali, tra cui i soliti russi.

Ma la CIA, in quanto tale, non si fa trovare sprovveduta dinanzi alla situazione di crisi e si rivolge a questo Dottor Franks (Tommy Lee Jones) che ha sperimentato, finanziato dal governo, negli ultimi otto anni quello che potremmo definire il passaggio del pattern cerebrale, in pratica tutto il 'pacchetto' comprensivo di tutte le informazioni contenute all'interno di un cervello da un soggetto all'altroo. Certo finora ha compiuto esperimenti, peraltro riusciti, solo su topi e cani, ma trattandosi di una situazione d'emergenza non resta che operare anche sul defunto Bill Pope.

Stando al Dottor Franks, probabilmente l'unico personaggio del film dotato di una certa espressività e apparentemente anche di senso critico, vi sarebbe tuttavia un solo soggetto adatto a subire questo tipo di intervento e questo tipo di 'impianto'. Il suo nome è Jericho Stewart, Come già detto, Jericho è un condannato a morte e un soggetto che definire borderline è poco. La verità anzi è che è completamente fuori di testa e matto come un cavallo e in possesso di nessuna capacità di giudizio e/o di senno.

Spregiudicato, strafottente delle regole che gli vengono imposte e chiaramente fuori controllo, Jericho è l'unico soggetto idoneo a prendere parte all'intervento (da bambino aveva riportato una particolare ferita alla testa che lo avrebbe reso adatto a questa tipologia di trapianto) e di conseguenza gradualmente prenderà e farà suoi non solo i ricordi ma anche tutte le capacità pratiche intellettuali emozionali ed emotive del defunto agente Bill Pope.

Il seguito è chiaramente il solito susseguirsi di azione e cliché che avrebbero francamente stancato anche il più irriducibile appassionato di film d'azione. Inoltre il personaggio interpretato da Costner, per quanto indubbiamente cazzuto, causa il tramortimento per l'intervento subito, non possiede una particolare verve e ironia che sono tipici di questo tipo di eroe e alla fine anzi, acquisita l'umanità del defunto Bill Pope, acquisterà un cuore d'oro rinnegando il suo passato 'animale'.

Chiaramente nel processo di acquisizione del bagaglio cerebrale di Bill Pope vi è anche quello che riguarda tutte le sue emozioni relative la sfera privata e per il quale motivo Jericho si ritroverà inevitabilmente legato a quelle che erano la moglie e la figlia del defunto agente delle CIA. Un legame e prima ancora un incontro che sarà determinante per permettergli di recuperare del tutto il potenziale andato perduto di Pope e per il risolvere il caso. Ovviamente agendo per conto suo e infischiandosene delle regole e di ogni tentativo di controllo da parte della CIA.

SIAMO TUTTI FRANKENSTEIN. Il principio di base su cui si muove il film è chiaramente quello del passaggio di quella che poi sarebbe una vera e propria identità da un soggetto a un altro. Un'idea che come detto non è sicuramente originale nel cinema di fantascienza ma neanche nel cinema più tipicamenge d'azione. Basti pensare, che so, a 'Face Off' di John Woo in quello che è praticamente il suo unico film riuscito americano e con Nicholas cage e John Travolta come interpreti e 'pronti' a scambiarsi le facce in uno scontro tipicamente all'ultimo sangue tra l'agente buono dell'FBI Sean Archer e il supercattivo Castor Troy.

Ora al di là se il film sia riuscito oppure no, è indubbio che questa, l'idea di base da cui muove il film, costituisce chiaramente qualche cosa che piace e che stuzzica la fantasia degli spettatori. Non a caso del resto è tema ricorrente di questo tipo di cinema ma anche della moderna letteratura sci-fi e pure del mondo dei fumetti. Viviamo del resto in un'epoca dove ci dicono che oramai il trapianto di testa sarebbe una realtà e in cui la chirurgia plastica si è spinta ogni confine e sogno proibito di Voronoff e dello stesso Dr Frankenstein. Siamo al punto in cui da alcuni punti di vista la fantascia, la fantascienza collide, finisce con l'incrociarsi - più che scontrarsi - con la realtà e quelle che sono le continue scoperte in campo medico e scientifico. Ma il passaggio di informazioni, anzi di una vera e propria identità cerebrale (e quindi in qualche modo di una identità vera e propria), da un soggetto a un altro? Tira in ballo qualche cosa che riguarda più la sfera religiosa e il 'sacro', un principio prossimo a quello de la reincarnazione, ma allo stesso tempo anche, restando nel campo strettamente fascientifico e avveniristico, quello che del resto è il mondo dei computer e quello dei robot.

Il fatto è che a quanto pare, stando a questa 'possibilità', chiunque potrebbe in qualche modo cambiare radicalmente se stesso e non solo nell'aspetto esteriore, ma anche per quello che riguarda il proprio bagaglio di conoscenze e capacità e persino sul piano emozionale e spirituale. Tutto questo è molto affascinante, senza dubbio. Andiamo, chi in fondo non vorrebbe provare veramente ad essere qualcun altro? Tutti prima o poi proviamo, abbiamo nascosto nel fondo dei nostri pensieri più segreti, questo gusto perverso, questo istinto voyeuristico represso. Diventare qualcun altro come allo stesso tempo scavare dentro la testa e l'anima delle altre persone. Avere persino in qualche modo il controllo su qualcun altro.

E quale sarebbe infine la vera sostanza di un essere umano? Che cos'è che ci rende tali? Continuiamo a dare grande importanza all'estetica, ma un film come questo ci dice anche che quello che siamo trascende la nostra forma e struttura fisica. Naturalmente questo tipo di pensiero non costituisce una novità, ma fa parte dell'immaginario umano da millenni. Ma è veramente così? Si può scindere l'anima completamente dal corpo. Possiamo rifiutare oppure accettare verametne noi stessi e solo per quella che è una delle due componenti, così come possiamo accettare, essere attratti oppure respingere gli altri solo per il loro aspetto esteriore oppure per la loro componente cerebrale. Se ci pensiamo, in fondo c'è qualche cosa di mostruoso in tutto questo. C'è una alterazione, una mancanza di equilibrio irrisolta e che è proprio dell'umanità. Che cosa rifiutiamo tuttavia, il nostro aspetto esteriore o quello intellettuale e spirituale, o più semplicemente non riusciamo a fare alluneare le due parti specchiandoci sempre necessariamente negli altri e senza riconoscere loro le stesse complessità.

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