Lo spettro d’azione in cui si muove Arsen Palestini è molto ampio. E già da questa premessa si può capire che siamo di fronte a un disco fresco, pieno di citazioni e suoni che rendono la trama del racconto molto piacevole e a tratti sorprendente. Sorprendenti sono il brano di apertura, Arte da dare a te, che è un portentoso electro funk cantato e rappato in italiano con tanto di rime freestyle da brivido, e la bellissima Mare buio, un brano a metà strada tra l’electro, il synth pop, ma con un incedere tra il trance e le battute in levare quasi reggae che fanno di questo pezzo un tormentone per gente che sicuramente non guarda il grande fratello e non ascolta la porcheria di sanscemo. Intorno a questi due pilastri del disco un mosaico di inserti sonori che vanno dal jazz all’afro, all’easy listening, ad echi di maghreb, a carillon impolverati scoperti in qualche squat (ah gli squat… piccoli paradisi di anarchia del passato). Un patchwork di stile come andava ormai due decenni fa, quando il “cut’n’paste” era un must. Per sempre “taglia e cuci” Arsen…Avanti cosi!

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