Citati anche come ispirazione da band attuali come Red Hot Chili Peppers, questa misconosciuta band torinese, ennesima spora di quel fertile Parco Lambro '74, è stata autrice di una miscela stilistica d'avanguardia che, grazie anche ai testi particolari nonché alla preparazione tecnica dei musicisti, la elegge a vero cult del prog ’70 e, come per le altre produzioni Cramps, all’estero(sigh!) molto ricercata.

In questa loro seconda prova discografica datata 1975, Gigi Venegoni (chitarre), Furio Chirico (batteria), Beppe Crovella (tastiere), Marco Gallesi (basso) si addentrano in quel crogiolo di stili che, dopo il big bang di "Bitches brew"operato da Miles Davis, stava faticosamente preparando la migrazione verso la futura fusion degli anni '80, e mettono a punto un esempio convincente di jazz rock metropolitano, in cui si ergono individualità di spicco come il talentuoso chitarrista Gigi Venegoni ed il "furioso" Furio De Chirico, vero e proprio"diavolo di tasmania" della batteria, senza dimenticare il compianto Gianfranco Gaza, autore di testi di ottimo spessore.

Il gruppo, pur essendo impegnato politicamente, si distacca dalla tradizione della canzone politica intesa come musica di puro supporto al testo e propone una intenzione di "progressismo" musicale alternativo alla consueta formula della canzone di protesta.

Il tema principale, un valzer ispirato a Coltrane, denota subito gli orizzonti espressivi e orchestrali del gruppo ed ecco che accanto a tipici pezzi strumentali come la title track e la successiva "Mirafiori", appaiono vere song come le stupende "Saper sentire" e "Aria pesante" in cui le tematiche inquiete e ironiche dei testi si sposano felicemente a tappeti sonori sofisticati e ricercati che lasciano libero sfogo all'inventiva e al virtuosismo di A&M...non so quanti batteristi riuscirebbero a sostenere il tempo indiavolato di "Sagra"!

Il disco scorre attraversando territori di un rock jazz godibile, ma sempre originale e pieno di ideee, giacché accanto alle ovvie influenze anglosassoni, sono palpabili i tributi alla tradizione più nostrana, persino etnici grazie al violino di Giovanni Vigliar, sempre rigorosamente filtrati da un linguaggio elettrico e moderno, in cui spicca la geniale chitarra di Gigi Venegoni e i suoni eleganti delle tastiere di Beppe Crovella, sempre a suo agio tra piano elettrico e organo Hammond.

E' veramente un bel disco da riscoprire questo "Giro di valzer per domani", forse un po' difficile da reperire, ma ricco di sorprese, pieno di contenuti e forse di interrogativi sulla relativa notorietà nazionale del gruppo rispetto alla considerazione di cui godono oltremanica:
"Il modo di suonare di Furio è straordinario" (Bill Bruford)
"Il lavoro di Crovella è un fresco contributo alla nuova generazione di Hammondisti" (Brian Auger)

Buona caccia.

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