GENERE: AOR

Qui si parla di una vera e propria perla. L'Adrian Smith del project in questione è proprio lui, lo storico chitarrista dei Maiden dai gilè improbabili e che in quegli anni si ostinava a tagliarsi i capelli come il miglior Littbaski. "Silver And Gold" però è quanto di più lontano dalla musica degli Irons si possa immaginare, non fatevi ingannare dal background del nostro axeman.

Con quest'album Adrian Smith è tornato al suo primo amore, vale a dire l'hard rock un po' sporco di matrice USA, tanto che è la sua voce, roca e piena di malinconia, ad essere la vera protagonista dell'album. Del resto la malinconia può essere considerata la cifra di tutta la produzione di Adrian Smith, anche per quanto riguarda le sue composizioni con i Maiden (le sue canzoni hanno sempre toni e sfumature più profonde e mature rispetto allo standard del gruppo, così come i suoi assoli si sono sempre distinti per una classe ed un gusto personalissimi). Il dischetto in questione comunque, come ho precisato prima, è bellissimo: si parte con "The Lion", ottimo brano contraddistinto da un riffone portante ed una linea melodica essenziale. E proprio l'essenzialità è una delle chiavi di questo album (che avrebbe meritato una produzione di maggior livello), che continua con "Silver And Gold", brano che smorza un po' il ritmo e che ci introduce in un mondo venato di malinconia. Ancora una volta la voce di Adrian graffia e lascia il segno. Anche con "Down The Wire" il ritmo si mantiene smorzato e la canzone scivola via lungo in binario che ormai è definito in maniera molto netta. Il disco prende poi respiro con "You Could Be A King", che apre la strada alla parte centrale dell'album, compatta e come sempre ben costruita.

D'obbligo segnalare la canzone di chiusura, "Blood On The Ocean", in cui si manifesta in tutta la sua malinconia la poetica di Adrian. L'aspetto più affascinante è che più si ascolta questo album e più ci si rende conto di quanto essenziali siano le ritmiche: suoni e riff così ben costruiti che ad un primo ascolto possono sembrare quasi invisibili, tanto si fondono in maniera perfetta con le canzoni che gli sono state costruite intorno. Una piccola curiosità: il disco all'epoca (1989) è passato completamente inosservato, e vorrei proprio sapere quanti lo hanno comprato (io me l'ero registrato da un amico che aveva comprato la cassettina originale... grande Millo!).

In sintesi un disco da ascoltare tutto d'un fiato, perfetto per un viaggio in auto da soli, quei viaggi in cui si parte senza sapere bene dove si vuole andare ma sapendo bene cosa si ha lasciato alle spalle. (Quasi) Poetico.

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