Anno laborioso il 1976 per i nostri dei di un Olimpo minore. La Sezione Ritmica georgiana fa in tempo infatti a confezionare nello stesso anno un seguito al predecessore “Red Tape” e la mossa si rivela vincente, poiché questo sesto lavoro di carriera si tramuta nel primo successo veramente consistente.
Il lirismo del brano introduttivo “Sky High” non ha eguali e raggiunge autenticamente il “cielo alto” del loro talento: vi è un intro di pianoforte, ma subito il pezzo prende consistenza grazie alle mordaci chitarre ed emerge come inno pregnante, tenuto in costante tensione dagli accordi tutti in minore e dalla voce accorata dell’ottimo Ronnie Hammond. Ma sopra a tutto e tutti, anche stavolta e ancor di più delle altre, domina la solista assatanata di Barry Bailey, qui non ispirato… di più! Come Leopardi con “L’Infinito”, come Vermeer con la “Ragazza con l’orecchino di perla”, come De André con la “Guerra di Piero”.
L’apoteosi si verifica nella coda finale: la Gibson rimane superbamente a fraseggiare accompagnata dal solo pianoforte prima che la ritmica torni, per sottolineare i passaggi ed imbastire l’epilogo epico del brano. Una libidine… e non è neanche la miglior versione pubblicata della canzone, giacché quella che apre il loro disco dal vivo del 1979 “Are You Ready” è tre volte meglio se possibile, cogli amplissimi reverberi del grande stadio dove si stanno esibendo, le urla ed applausi di decine di migliaia di astanti ad aggiungere pathos e profondità.
Ma il singolo estratto dall’album, e di grande successo, è un altro e s’intitola “So Into You”. E’ un piacevole funky blues a mezzo tempo nel quale il piano elettrico detta la via e le chitarre la intarsiano. Anche questo episodio vale di più ascoltato in versione concerto… fra l’altro la produzione sfuma il pezzo quando Bailey si stava ancora scaldando, come dimostra la versione live sempre del ’79, di nuovo ben più pregnante e coinvolgente del qui presente originale.
Ultima segnalazioncina per la finale “Neon Nites”: notturna come il titolo suggerisce, è boogie blues nella strofa ma si trasforma in country nel ritornello. La classe esecutiva permea anche quest’episodio riuscendo a sottrarlo a qualsiasi mediocrità e facendoci toccare con mano il punto forte di questa formazione: equilibrio e “feeling”, quella rara arte di saper estrarre dai propri strumenti le note che servono, e non una di più, al gioco di squadra.
Ultimo disco da quattro stelle, abbassate per i capelli rispetto al massimo, prima della sequela da cinque che seguirà.
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