Pronto, Roadrunner Records? Senta, volevo segnalare un errore di stampa sulla copertina del cd gli Atreyu che ho comprato. Cosa c'è di sbagliato? Beh, il nome scritto sulle note di copertina è giusto, tutto è stato curato nei minimi particolari, ma poi la musica incisa sul cd non mi sembra che abbia a che fare con il gruppo americano. Come dice? Non c'e nessun tipo d'errore? Quelli che ho ascoltato sono proprio gli Atreyu? Chiedo scusa e vi ringrazio della vostra cortesia, arrivederci!

Ricordate quella band che era tra i primi della classe in ambito metalcore? Bene, sappiate che adesso non esiste più. Gli Atreyu, amati od odiati che fossero, si preparano a fare un grande passo verso il mainstream con l'album "Lead Sails Paper Anchor", uscito a due anni dal precedente lavoro.

Tutto inizia dall'addio alla Victory Records e con la firma per la Roadrunner Records. La produzione del nuovo album è stata affidata a John Feldmann che ha gia lavorato per prodotti decisamente commerciali come Hilary Duff, Ashley Simpson e Good Charlotte.

La prima nota dolente è sicuramente la coperina, perchè quella di "A Death-Grip On Yesterday" ci aveva impressionato per raffinatezza e originalità, valendo da sola il prezzo del cd. Il nuovo artwork è invece di discutibile gusto, ma rappresenta al meglio l'aria che tira in casa Atreyu: una nave che affonda e uno scheletro annunziano il declinio della band e la morte del loro metalcore.

Veniamo alle canzoni. La cosa piu evidente è la scomparsa quasi del tutto, delle parti urlate del singer Alex Varkatzas, a favore di tonalità più melodiche, che dimostrano come sia nettamente migliorato nel canto. Un bene o un male? Io sarei per la seconda ipotesi, perchè da quando il singer ha imparato a cantare gli Atreyu si sono spostati verso una formula composta prettamente da ruffianità emo farcita da semplicità pop-punk.

L'album si presenta con "Doomsday", canzone ben indicativa del nuovo corso intrapreso dagli Atreyu: strofa a metà tra l'urlato e il cantato e ritornello inequivocabilmente orecchiabile, nel quale spicca la voce del drummmer Saller; lo stesso discorso è ripreso poi da "Honor", altra canzone dalla struttura simile, che non colpisce di certo per originalità ma si evidenzia per il suo distaccamento dai tipici temi lirici della band. "Falling Down" è invece un pezzo atipico per la band, guidata da un ritmo addirittura Green Day-ano ed una melodia sempre orecchiabile ma forzata, sintomo che la band non riesce a districarsi troppo bene in un campo così lontano dal suo genere originario. Nel primo singolo "Becoming The Bull" lontane influenze thrash metal alla Slayer vengono unite in una canzone che ricorda gli Avenged Sevenfold, dotata comunque di alcune parti interessanti ed originali.

Ma la canzone più riuscita dell'album è forse "When Two Are One", che unisce sapientemente un ritmo heavy metal adornato di assoli squisitamente tecnici (avvicinandosi decisamente ai vecchi Atreyu) con il cantato urlato di Varkatsas, che torna in evidenza. "Lose it" è anch'essa ben confezionata, con le sue forti influenze metal-core e emo, e si caratterizza per l'ottimo intreccio delle voci di Varkatsas e Saller, ma da questo punto il disco torna a livelli inferiori, propinando canzoni meno ispirate tra le quali spicca però "Can't Happen Here", l'episodio forse più vicino ai vecchi Atreyu, e "Slow Burn", dominata da un ritmo dance strumentale alla Panic! At The Disco e da un ritornello sfacciatamente emo. Sicuramente di più bassa fattura è la cantilenante "Blow", canzone forzatamente glam nella quale la band si avventura nuovamente in territori troppo erti ma senza aggiungervi originalità, mentre la conclusiva ballata "Lead Sails (And a Paper Anchor)", pur non essendo un capolavoro, risulta godibile nelle melodie soffuse e d'impatto ma semplici.

Se è vero, come la band stessa ammette, che il quintetto ha voluto ampliare i suoi orizzonti musicali, evolvendosi e rinnovandosi, è anche vero che questa mossa, successiva ad un contratto major, può far storcere il naso, notando oltretutto che questo eclettismo musicale sembra in molte canzoni forzato e non molto ispirato (su tutte "Falling Down" e "Blow"). Il problema principale di questo nuovo lavoro è infatti il legame con quelli precedenti: gli Atreyu sono cambiati senza forse rispettare quella base musicale che era la loro identità, il loro marchio distintivo, che avrebbe potuto far apprezzare un loro nuovo lavoro anche se molto diverso dagli altri (come fatto, seppur con dinamiche totalmente diverse ma in modo azzeccato, dai Thrice con "Vheissu"). Chi si avvicinasse per la prima volta al mondo degli Atreyu con questo disco lo potrebbe sicuramente trovare interessante, ma chi era già fan della band lo troverà in molti punti irriconoscibile, pur magari riuscendo comunque ad apprezzarlo.

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