Esce Zothique 5: il numero è consacrato questa volta a Bram Stoker e alla mitica e mitologica figura di Dracula. Il primo articolo è a cura di Matteo Mancini che, come di consueto, scrive un dossier molto corposo in cui viene indagata la figura del vampiro sotto tutti i punti di vista. La quantità di materiale profusa in questo dossier è tale che credo possa risultare di un certo interesse anche a chi, magari, è un conoscitore provetto della materia anche se non mancano, a mio avviso, alcune prolissità. In ogni caso si tratta di un lavoro poderoso e ben fatto. Ormai gli ultimi numeri di Zothique sono veri e propri libri. Gustoso l’aneddoto che racconta di come parti del film El Conde Dracula di Jesus Franco (nello specifico quelle che vedono protagonista Klaus Kinski) siano state girate agli stabilimenti Cosmopolitan di Tirrenia, oggi dismessi. Ho trovato di notevole interesse l’intervento di Fabio Giovannini che indaga le origini del nome Nosferatu. È molto arduo riuscire a trovare le origini di questo termine in quanto, a un primo esame, non sembra esistere nella lingua rumena e nei suoi dialetti. Eppure alla fine, dopo un’attenta analisi, una traccia sembra emergere fra i racconti delle credenze popolari rumene dove si parlerebbe del “nosferat”. Risulta strano, in definitiva, che un vocabolo così desueto sia assurto a tanta fama a giorni nostri grazie soprattutto alle pellicole di Murnau e Herzog.

Christian Lamberti ci parla invece, in Dracula: tra spunti esoterici e materie occulte, dei vari aspetti esoterici di questa famosa opera. Curiosa la citazione iniziale di una lettera di Lovecraft a Robert Barlow in cui il Solitario di Providence espone alcune sue perplessità sull’opera: “Conosco una vecchia signora che aveva quasi ottenuto l’incarico di rivedere il Dracula nei primi anni Novanta – vide il manoscritto originale e racconta che era un enorme pasticcio. Alla fine qualcun altro lo rigirò nella forma che ora il testo possiede.” La signora in questione è Edith Miniter (1867-1934). Tuttavia stiamo parlando di bozze e sicuramente Stoker, pur consigliato, ha poi revisionato il testo fino a dargli la forma finale. Troviamo poi alcune chicche per tutti gli appassionati di Stoker ovvero 3 brevi racconti inediti denominati Racconti di Mezzanotte risalenti al 1906. Ma vengono tradotti per la prima volta anche i racconti La palude che cammina, Nella valle delle ombre e I dualisti.

Di assoluto interesse sono poi le traduzioni di alcune recensioni dell’epoca su Dracula. L’accoglienza è generalmente positiva anche se, personalmente, mi trovo d’accordo con quella di The Stage del 17 giugno 1897 in cui si argomenta che la prima parte del libro “è stata resa più artisticamente della sua conclusione, in qualche modo sconnessa” e anche (anche se il giudizio sul libro è sinceramente troppo negativo) con quella di Athenaeum del 26 giugno 1897 dove viene scritto che “la prima parte è la migliore, perché promette di svelare le radici del mistero e della paura che giacciono nel profondo della natura umana”. Era anche l’opinione di Lovecraft e di T.E.D. Klein che, nel racconto I fatti di Poroth Farm, elogia lo sviluppo iniziale e critica il resto del romanzo considerato troppo sentimentale e “vittoriano”. Questo speciale Stoker si chiude con un fumetto del bravo Gino Carosini (autore anche della raffinata copertina) e con un saggio di Francesco Brandoli delle varie edizioni di Dracula (fra cui l’adattamento turco e la versione islandese pubblicata di recente da Carbonio).

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