Complice l'influenza stagionale che, puntualmente, ha in parte rovinato il periodo natalizio, ho deciso di immergermi nel "Paradiso Netflix" e guardare l'ultima serie prodotta dalla famosa piattaforma di streaming americana. Sto parlando de La vita bugiarda degli adulti, diretta da Edoardo De Angelis, regista partenopeo noto per aver girato alcuni film TV ispirati alle commedie di Eduardo De Filippo, e tratta dall'omonimo libro di Elena Ferrante, autrice del ciclo di romanzi L'amica geniale, fonte d'ispirazione per una fortunata fiction trasmessa dalla Rai e proiettata addirittura alla Mostra del cinema di Venezia, dove ha riscosso numerosi apprezzamenti.

La vita bugiarda degli adulti (titolo, a essere sincero, non molto entusiasmante) è ambientata nell'effervescente Napoli degli anni Novanta, una città scossa da tumulti politici e animata da un rinascimento culturale che trovava una delle sue massime espressioni nella fervente scena musicale di quegli anni (non a caso, nei sei episodi ci sono alcuni cameo di artisti che infiammavano le platee dell'epoca: 99 Posse, Almamegretta, Teresa De Sio).

In questo contesto si sviluppa la storia di Giovanna, interpretata dall'esordiente Giordana Marengo, un'adolescente desiderosa di fuggire dalle ipocrisie di una famiglia borghese e alla ricerca di un proprio posto nel mondo.

Il temperamento ribelle di Giovanna si manifesta in vari modi, dall'abbigliamento "alternativo" alla lettura frenetica, dalla breakdance alla frequentazione di centri sociali come Officina 99, dove si balla, si fumano canne e si ascoltano canzoni che parlano di rivoluzione, libertà, emancipazione (in realtà anche quel mondo è segnato da odi e contraddizioni, evidenziati prontamente dal regista Edoardo De Angelis).

Il punto di svolta è rappresentato dall'incontro con la zia Vittoria, a cui dà voce e corpo un'eccellente Valeria Golino. Vittoria è la sorella del padre di Giovanna, da sempre isolata dal nucleo familiare perché ritenuta folle, matta, emarginata. La ragazza, al contrario, sembra essere incuriosita da lei e riesce a strappare al padre un incontro, che avviene nella casa della zia, situata in un quartiere popolare molto diverso dalla cosiddetta "Napoli bene".

Senza scendere troppo nei dettagli, si può dire che zia e nipote stringeranno un rapporto vero, profondo, in cui Vittoria e le persone che le stanno intorno incarneranno quel desiderio di libertà da sempre perseguito da Giovanna (anche lì, però, non mancheranno litigi, rotture e altro). Al tempo stesso, la scoperta di un prezioso braccialetto donato da Vittoria alla nipote e di cui il padre si era appropriato permetterà a Giovanna di fare scoperte poco piacevoli sulla propria famiglia e su quanto i rapporti umani siano macchiati da bugie, tradimenti e falsità.

Il finale sarà ovviamente aperto e ci consegnerà una Giovanna forse cresciuta, più consapevole e adulta, ma ancora alla ricerca di se stessa.

La vita bugiarda degli adulti è un prodotto tutto sommato onesto, caratterizzato però da luci e ombre che è necessario analizzare.

Tra i pregi inserirei senza dubbio l'accuratezza della ricostruzione storica, vale a dire di quella Napoli di fine secolo caratterizzata da tensioni sociali e culturali che De Angelis sembra conoscere bene, essendo stato adolescente proprio in quel periodo. A sorprendere è anche la notevole interpretazione di Valeria Golino, capace di farsi abitare dal personaggio di Vittoria e sfoggiare un repertorio fatto di capelli arruffati, sigarette infinite, smalto rosso consumato e minigonne audaci, il tutto unito a un napoletano stretto, sboccato, in grado di fare riflettere e divertire al tempo stesso (memorabile la massima in base alla quale quando si fa sesso bisogna gridare, dando libero sfogo ai propri istinti). E tra gli aspetti positivi citerei proprio la regia di De Angelis, la quale, al netto di alcune sbavature, si distingue per bei movimenti di macchina, rallenty da videoclip e musiche ottimamente scelte, sebbene un po' ridondanti.

Veniamo ora alle "dolenti note". Una delle cose che meno mi è piaciuta è la performance non all'altezza di alcuni attori del cast, inclusa la giovane Giordana Marengo. Certo, un paragone con gli sceneggiati degli anni Settanta è impossibile, essendo questi fortemente influenzati da una recitazione di tipo teatrale, però sentire parole non scandite bene e frasi mangiate non aiuta la comprensione dei dialoghi, resa ancora più difficoltosa da un audio a mio avviso non impeccabile (musiche sparate a volumi altissimi, battute sussurrate, etc...). A lasciare perplessi sono anche alcune frasi intrise di una retorica stucchevole, che vorrebbero insegnare grandi verità sulla vita e risultano invece poco credibili, quasi fossero uscite da un best seller per ragazzi. E in ultimo non ho apprezzato la scelta di mettere da parte il personaggio di Vittoria, soprattutto dal quarto episodio in poi. Capisco la necessità di approfondire altre dinamiche, come il disagio di Giovanna e le sue turbe amorose per Roberto, un uomo bizzarro, a metà strada tra un professore universitario e un predicatore, però mi sembra evidente che il rapporto tra zia e nipote sia uno dei punti di forza della trama e avrebbe meritato una centralità maggiore, a costo di forzare il testo di Elena Ferrante.

In definitiva, La vita bugiarda degli adulti è una serie che non riesce a graffiare e, pur contenendo momenti toccanti o divertenti, non raggiunge pienamente i suoi obiettivi, rischiando di perdersi nel mare magnum della televisione contemporanea. Forse una scelta più accurata degli attori, un adattamento migliore dei dialoghi e un'articolazione diversa della storia avrebbero permesso alla serie diretta da De Angelis di incidere maggiormente, ma purtroppo questo non è avvenuto e dunque ci troviamo di fronte a un progetto non del tutto soddisfacente, che potrebbe lasciare scontento più di uno spettatore.

Un vero peccato.

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