"Cenerentola era il film più rischioso e cruciale - rispetto al futuro dello studio - dai tempi di Biancaneve e i sette nani. Tuttavia il clima intorno alle fasi iniziali della lavorazione su Cenerentola non era affatto elettrizzante come lo era stato per Biancaneve. Per prosperare, lo studio aveva bisogno di un successo, ma nessuno pensava che Cenerentola sarebbe stato un salto nell'avanzamento dell'arte del disegno animato tanto quanto lo era stato Biancaneve" (Michael Barrier)
Alla Disney mancava un successo di pubblico da almeno 8 anni, l'ultimo film che funzionò davvero fu "Bambi" (1942) e il precedente "Dumbo" (1941), ma prima c'erano stati i flop, pesantissimi, soprattutto da un punto di vista economico, di "Pinocchio" (1940) e "Fantasia" (1940). La guerra non aiutò, e la Disney puntò sui cortometraggi come al tempo delle Silly Symphonies e su film men che mediocri (anche se uno di questi, "I tre caballeros" (1944), col tempo acquisì un buon successo) come "Saludos Amigos" (1942); "Musica maestro" (1946); "Bongo e i tre avventurieri" (1947); "Lo scrigno delle sette pietre" (1948) e "Le aavventure di Ichabod e Mr.Toad" (1949). Se "Cenerentola" non avesse avuto successo (ma successo vero, come ai tempi di Biancaneve) la Disney sarebbe, probabilmente, fallita. E "Cenerentola", alla fine, fu un ripiego, dato che qualsiasi soggetto preso anche solo in minima considerazione veniva matematicamente scartato da Walt. La favola di Perrault, una vecchia idea risalente al 1938, dopo l'exploit di Biancaneve, sembrò l'idea più intelligente. Per due motivi: 1) la favola in sé era una riproposizione, nei toni e nei colori, di Biancaneve; la ragazza da salvare che s'innamora del principe in un mondo incantato fatto di castelli e magia (sostanzialmente, se aveva funzionato con Biancaneve perché non avrebbe dovuto funzionare anche con Cenerentola?); 2) se là c'erano i sette nani, qui ci sono i topini, e l'antropomorfizzazione nei film Disney è uno degli elementi principali del prodotto (nella favola di Perrault non si citano topi o gatti, come gli orologi in "Pinocchio", sono frutto della fervida mente di Disney).
Senza grandi slanci e obiettivi, inizia, nel 1948 la realizzazione di "Cenerentola". La realizzazione fu rivoluzionaria, e Disney nonostante tutto non badò a spese. In pratica furono realizzati due film in uno: uno con i modelli, attori in carne ed ossa, che interpretavano i personaggi, e l'altro con i disegni quasi a ricalco sulle scene prese dal vero. Tutto ciò è ben notabile soprattutto sulla figura della matrigna (Lady Tremaine in originale), una donna rappresentata con un realismo impressionante, elegante, dalle movenze aristocratiche. E gli sfondi, secondi per bellezza solo a quelli de "Gli aristogatti", sono eccezionali, comprese alcuni effetti speciali rivoluzionari (e coraggiosissimi) come la protagonista che s'intravede tra le bolle di sapone o la visione distorta del salone da ballo ripreso dal monocolo del Gran Duca. Oltre ai topini e ai gatti, Disney s'inventa una Europa ottocentesca (la chiaccherata mittleuropa) che sembra uscire da un sogno, ma che ha i piedi ben piantati in una realtà storica verista e concreta. Ed è il primo film in cui la protagonista appare non più come una tavola da surf, ma come una ragazza con delle forme e un seno ben evidente (la maliziosa sequenza iniziale del risveglio in cui alcuni uccellini la coprono con delle lenzuola), peccato che nei successivi film Disney ciò verrà messo da parte e sarà "riscoperto" solo nel 1989 con "La sirenetta", in parte, e in particolare nel 1992 con "Aladdin" (uno dei cartoon della Disney più adulti e significativi, da questo punto di vista).
"Cenerentola" è un oasi di freschezza, un susseguirsi di idee, più o meno geniali, come non si vedevano da parecchi anni. La prima parte è un capolavoro di comicità, tra le gag dei topini (su tutti il mitico Gas Gas (Gas in originale) e il gatto Lucifero (Lucifer) a cui si aggiungono pian piano i momenti comici tra il Gran Duca e il Re (lo smilzo e il grassone, evidente omaggio a Stanlio e Ollio); la celeberrima sequenza della Fata Smemorina ("Bibbidi Bobbidi Boo", la canta, in originale, Verna Felton, 60 anni all'epoca, diventò, fino al 1967, una colonna portante del mondo Disney, dando la voce, tra l'altro, alla Regina di Cuori di "Alice" e Flora ne "La bella addormentata nel bosco"); segue un finale (semi) thrilling con la famosa scena della chiave (qui Disney omaggia un certo tipo di cinema stile Hitchcock). In un'ora e venti minuti scarsi, Disney stipa tutto il suo universo visivo così da creare un'opera che, nel tempo, è diventata una delle più famose e più belle dell'intero catalogo.
Vanno, però, notati alcuni particolari.
"E' assente il poeticismo di Biancaneve e i sette nani e di Bambi. Qui Disney non assume un'aria rapita di fronte al miracolo della natura antropomorfica: gli animali sono pochi, domestici e non troppo attendibili, simpatici prima che buoni o cattivi. [...] Questa nota di fondo, cupamente naturalistica, stride un po' con lo stile spumeggiante e semiserio" (Oreste De Fornari)
La discrepanza tra una natura effettivamente rappresentata in modo lineare (e non dettagliata come in "Bambi") e la ricchezza visiva e formale dei palazzi reali (una costola, quasi, degli Studios della Metro Goldwin Mayer) non puo' lasciare indifferenti. Ma se, stando all'opinione di alcuni critici, potrebbe essere un difetto, a mio avviso potrebbe essere l'ennesimo genialata di Disney, che sapeva bene che la soffitta di un castello dove Cenerentola viene rinchiusa deve essere rappresentato in un modo squallido, perchè tale è, e dev'essere, invece, accecante il mondo brillantinato e lussuoso di un re. Le scene di ballo al castello saranno, poi, le fondamenta su cui si baseranno le animazioni de "La bella e la bestia" (1991).
"Cenerentola" ottenne un successo di pubblico clamoroso, salvò la Disney e fece in modo che, con i soldi ricavati, si potessero mettere in realizzazione tutte le opere del decennio all'epoca in corso (negli anni '50 uscirono "cosette" come "Alice"; "Peter Pan"; "Lilli e il vagabondo; "La bella addormentata nel bosco", più una serie di live action, diremmo oggi) e, persino un regista di culto come Michael Curtiz ("La leggenda di Robin Hood"; "Casablanca") ebbe a dire: "capolavoro di tutte le immagini che hai realizzato", applaudendo Disney.
La critica si divise in due. Bosley Crowther del "New York Times" ringhiò: ""La bella Cenerentola ha un viso e una forma voluttuosi, per non parlare di una disposizione entusiasta, da confrontare con Daisy Mae di Al Capp [...] Di conseguenza, la situazione in cui sono coinvolti a vicenda (umani e animali, nda) ha la costrizione e l'immobilità degli episodi espressi in panel. Quando Mr. Disney cerca di farli comportare come esseri umani, li rende banali".
Il tempo, gli ha dato torto.
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