Il progressive questo sconosciuto... Già, gli Audience, che nel 1971 sfornarono un disco enigmatico fin dalla copertina firmata del famoso studio Hypgnosis: interno di una casa anni '40 con il detective che interroga la bionda fatalona di turno e sul retro il maggiordomo che trascina via un cadavere.

Era un gruppo che suonava quasi sempre con la spina staccata, la chitarra acustica del cantante Howard Werth e i fiati di Keith Gemmell supportati dalla ritmica di basso e batteria. Dopo due onesti dischi fanno il botto con questo "House on the Hill" proprio mentre impazza il progressive e così ancor oggi vengono forzatamente catalogati in questo ambito.

Ma qualcosa non quadra: le composizioni sono "brevi " rispetto alle interminabili suite degli altri campioni del genere, la voce di Howard Werth è potente, aprono i concerti dei Led Zeppelin.

Più che le mie cazzate ascoltate il disco: "I Had a Dream" suona  come una bussando alle porte del paradiso suonata dai Creedence... "Eye to Eye" è puro Jethro Tull sia nell'uso della voce che del flauto... "House on the Hill" con l'apertura prog jazz e il sax a la Van der Graaf... "Jackdaw"con le aperture vocali di Werth manco fosse Chris Cornell... "Raviolè" uno strumentale raffinato basato sulla chitarra classica accompagnata dagli archi della London Symphony Orchestra... la strana cover di "I Put a Spell on You" di Screamin' Jay Hawkins.

Progressive?.... mmmm... proprio come la copertina: questo è art rock!

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