Non sono solito dare i numeri (nonostante una laurea in matematica nel cassetto e nonostante le tonnellate di suoni incorporati quotidianamente...), ma nel caso degli August Burns Red è bene precisare come la formazione della Pennsylvania stia puntando dritta al bersaglio grosso. E a riprova di quanto affermato arrivano i dati di vendita di "Messengers": oltre 9000 copie vendute nella prima settimana di esposizione al pubblico, alla faccia di che vive di solo downloading, di chi masterizza da mattina a sera, di chi condivide qualsiasi file sonoro gli passi sotto mano e benché il disco fosse finito su internet cinque giorni prima dell'uscita ufficiale.
Sono contento che i numeri commerciali stiano dando ragione agli August Burns Red, perché già con il precedente lavoro di debutto, "Thrill Seeker", avevano saputo (a dispetto di un'età media giovanissima) imporsi in virtù di un sound per nulla "commestibile dalle masse", ma capace di portare alla perfetta amalgama il metal-core e le associazioni con il thrash e il death melodico. E mi fa ulteriormente piacere scoprire come anche con il nuovo album non abbiano imboccato la via del facile consenso, ma si siano concentrati su una scrittura ancora più radicata nella materia e ancora più brutale, tanto per capirci spesso siamo al confine con le produzioni di casa Relapse. Inoltre hanno incrementato la componente tecnica e strutturale a tutto vantaggio dei pezzi, che fuoriescono compatti, complessi, furibondi, precisissimi (i breakdown sono micidiali), viscerali ed esplosivi (non si può evitare di menzionare la produzione del maestro Tue Madsen). Ogni brano fa emergere una passione definitiva, come se ciascuna nota suonata fosse figlia di un trasporto emotivo disperato e dove tutto ciò viene utilizzato per scrivere canzoni, che ti aggrediscono e non ti mollano sino a quando non ti hanno ridotto in brandelli.

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