Gli Avenged Sevenfold sono una band che, a prescindere che li si ami o no (e con loro non esistono mezze misure), meritano qualche parola. Questo gruppo formatosi in California, ha più volte dimostrato che, sotto i tatuaggi e lo stile da duri, si nasconde spesso sensibilità e preparazione.

Hanno avuto varie fasi gli A7X, e quante volte si sono fatti amare e odiare. Ci hanno anche abituati ad aspettare tanto prima di vedere un nuovo album sugli scaffali dei negozi. Ed è proprio per questo che, quando il risultato delude le aspettative, i fan perdono la pazienza.

Infatti, a fare notizia per quanto riguarda "The Stage" non è il fatto che un nuovo album sia uscito. Ma che un buon nuovo album dei Sevenfold sia finalmente giunto a compimento.

Hanno varie facce M. Shadows e la sua formazione. Nonostante il cambio di rotta dovuto all'operazione alle corde vocali subita dal frontman, la band di California era uscita dalle sonorità core e dagli scream dominanti, che avevano caratterizzato "Waking the Fallen" (tra i migliori lavori della band), perdendo una buona fetta del proprio stile. Ma si era rimessa in piedi e aveva continuato di gran carriera, trovando una propria dimensione con un disco di alta qualità come "City of Evil", seguito dal buon "Avenged Sevenfold".

Sia ben chiaro: non siamo più alla ricerca degli Avenged Sevenfold della splendida Radiant Eclipse, o della vigorosa Trashed and Scattered, o ancora della divertente e ben suonata A Little Piece of Heaven. No, non siamo romantici a tal punto. E poi, diciamocelo, non abbiamo nemmeno più l'età. Però, al tempo stesso, non ci aspettavamo la rovinosa caduta di "Hail to the King", che nel dichiarato tentativo di omaggiare le leggende che hanno influenzato la band, si era rivelato un copia/incolla di pezzi ruffiani e poco originali (per non essere troppo cattivi). Soprattutto dopo quell'ottimo album che era stato "Nightmare", nel quale però si sente fortemente la mano di Mike Portnoy (sempre sia lodato).

E allora, fatta la lunga (forse anche troppo) premessa, che cosa rende "The Stage" un buon album?

La voce di Matthew Shadows palesa un certo calo, segno che il ticchettio dell'orologio che incombe sulla sua capacità vocale abbia iniziato ad andare un po' più veloce. Ma questo poco importa (almeno per ora), perchè il frontman ha ancora voglia da vendere, e prende le note come una volta.

Nella title track si gusta un assaggio dei vecchi Avenged, nell'intro prolungato e nelle intrusioni della batteria, in un pezzo che all'inizio ti fa esclamare "troppo lungo!", ma poi si lascia ascoltare. I brani non scendono mai al di sotto dei quattro minuti, e finalmente ritroviamo una certa originalità che, seppure contestabile, richiama lo stile Avenged Sevenfold. Quello genuino, che piaccia o meno. Unica eccezione è God Damn con i suoi 3 minuti e 41 secondi, che però è quella che ci consegna gli Avenged Sevenfold più veri: la voce di M. Shadows è graffiante, così come il testo. I riff di chitarra sono quelli del miglior Synyster Gates, sempre perfetto, senza sbavature, e con la chitarra distorta quel tanto che basta per farsi riconoscere in un battito di ciglia. Ottimo anche l'accompagnamento di Zacky Vengeance, che ci delizia di nuovo con la chitarra acustica.

Ma soprattutto, e qui tocchiamo un tasto dolente, per tutto l'album la batteria è quella di una volta: secca sul rullante, decisa, puntuale, con i piatti che schioccano in perfetto stile A7X. Sembra quasi che il caro Jimmy abbia dato lezioni in sogno a Brooks Wackerman.

Degne di nota anche Higher, con il suo intro in stile simil-gospel che prepara la scena all'ingresso delle chitarre, secche come quelle che avevamo ammirato in Chapter Four, e Angel in cui ritroviamo un assolo degno del miglior Syn.

Un'ultima osservazione va fatta sulla traccia finale, Exist: un brano di quasi sedici minuti. Ora, non ci troviamo di fronte all'ottimo brano che era Save Me (Lode e gloria a Mike nei secoli dei secoli), ma il risultato finale è comunque apprezzabile e pieno di potenzialità.

Dunque, rispondiamo:

- che cosa rende "The Stage" un buon album?

- Il fatto che gli Avenged Sevenfold abbiano preso ispirazione da loro stessi, senza attingere a chi la storia l'ha già fatta in modo da non poterla ripetere.

Non ci credete? Andate a vedere cosa stanno combinando con il loro prossimo progetto (ahimè).

Elenco e tracce

01   The Stage (08:33)

02   Fermi Paradox (06:31)

03   Exist (15:41)

04   Paradigm (04:19)

05   Sunny Disposition (06:41)

06   God Damn (03:42)

07   Creating God (05:35)

08   Angels (05:41)

09   Simulation (05:31)

10   Higher (06:29)

11   Roman Sky (05:00)

Carico i commenti...  con calma