Nella mia ultima recensione lo spunto di partenza era stata una canzone, la quale era stata scelta per un programma radiofonico. In questa circostanza il gioco è simile, con due differenze determinanti: parliamo di una sigla TV e il programma non esiste più. Mi riferisco ad una vecchia trasmissione che ha fatto epoca nell'immaginario televisivo anni '80 ed è ricordato anche per la sua sigla: Mixer, condotto e creato da Giovanni Minoli.

Il pezzo della sigla costituisce i primi 30 secondi di "Jazz Carnival", canzone d'apertura di "Light As A Feather". Non parliamo di un semplice disco: questo è il capolavoro indiscusso e mai più ripetuto da parte degli Azymuth, un terzetto brasiliano composto dal percussionista Ivan Conti, dal tastierista José Beltrami e dal bassista Alex Malheiros.

Il percorso del terzetto comincia nel 1973 con "O Fabuloso Fittipaldi", dove si trova un sound che cerca d'avvicinarsi al Jazz della parte nord del continente anche se resta ancestralmente legato alle musiche della Terra Madre; il percorso non è proprio lineare e va tra alti e bassi. Nell'anno di questo disco, il 1979, è la svolta: il sound degli Azymuth si affina definitivamente e tira fuori una serie d'album uno meglio dell'altro anche se il risultato espresso qui non sarà mai raggiunto. Un capolavoro di Jazz Fusion arricchito da dosi massicce di Funk e musiche Latine, per tutta questa miscela è stato coniato un termine da parte del gruppo stesso: "samba doide". "Jazz Carnival" rappresenta un gran pezzo, una bomba sonora di quasi 10 minuti ma non è l'unico pezzo degno di segnalazione; spiccano, meritando una citazione, "Avenida das Mangueiras", "Fly Over The Horizon" e "This Exists".

Le canzoni degli Azymuth si strutturano, generalmente, secondo due binari: da una parte un uso massiccio e vigoroso del Synth (i riferimenti qui vanno tutti verso Joe Zawinul e non può essere altrimenti), dall'altra parte un lavoro d'arricchimento della sezione ritmica compiuta con numerose percussioni brasiliane e basso elettrico (alcune volte si segnala l'uso, sostitutivo, del contrabbasso). Gli Azymuth negli anni a venire hanno prodotto dischi che sono andati avanti sul solco che sì formerà a cavallo tra '70 e '80, con continui aggiustamenti e modifiche e ancora adesso rappresentano una delle maggiori band sudamericane, in grado di sdoganare il loro stile e portarlo oltreoceano. I primi risultati dei cambi appena citati usciranno fuori ben presto, con il disco successivo, con "Outubro". Questa però è un'altra storia

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