Oggi mi sono svegliato con in mente una canzone. Quando ho cominciato ad acquistare un po' di lucidità (più o meno nel tratto cucina - bagno per lavarsi i denti) l'ho rielaborata e passata (per quel che potevo) attraverso il filtro della ratio e, scava scava tra i ricordi, ecco che la canzone assume forma, titolo, autore ed album. Al ché mi sono ricordato di quanto ero affezionato a tredici anni a questo disco (si parla del 1996), mi sono ricordato di quanto mi colpì il video del gruppo, e ho voluto dedicargli qualche breve riga. Signore e signori, alzi la mano che non si ricorda di "Spaceman", hit dell'inglese Babylon Zoo, dell'album "The Boy With The X-Ray Eyes"!
Il disco, diciamocelo subito, è un po' bruttino. Si tratta di un rock strutturato su una base elettronica portante, che costruisce piloni tra i quali si aggira serpeggiando la voce del cantante anglo-indiano Jas Mann. Le tematiche, riproposte per tutte le undici tracce, sono sempre le stesse: misticismo religioso, mitologia, tematiche legate all'astronomia e al significato dei segni, velati attacchi alla politica e alle abitudini del nostro tempo, fede nella natura come panteistica soluzione ai mali dell'uomo. Ogni tanto tra le tracce appare qualche buono spunto, offerto ora dalla voce del cantante, ora da qualche schitarrata, ora da qualche bella atmosfera costruita da un pianoforte o dall'elettronica, ma in definitiva le tracce che mi hanno sempre colpito di più dell'album, a tredici anni come adesso, si riducono meno della metà, raggruppandosi per la maggior parte nella prima parte.
Un inizio d'atmosfera con la dolce voce di Babylon (un po' noiosetto a dire il vero) ci apre la porta verso la prima "Animal Army", dal suo incedere tenebro-rock molto ritmato ed orecchiabile. La canzone è fatta bene, inutile negarlo, vengono in mente grandi e caotici spazi metropolitani visti dall'alto, con le persone che formicolano in ambienti spesso squallidi e degradati, ognuno preso da sé stesso.
Un inizio senza dubbio di impatto, che sfocia nel successo del disco, quella "Spaceman" che ha reso famoso il cantante. Di nuovo le tastiere introducono la canzone (stavolta l'intro è di miglior fattura), poi il famosissimo ritornello campionato che precipita subito nel claustrofobico ritornello. Mi sembra di ricordare il video della canzone, con una giostra in un paesaggio lunare con Babylon sopra vestito di bianco... Se anche non fosse stato quello il video passato in quegli anni in tv devo dire che come immagine calza molto bene, coniuga molto bene la sensazione "futuristica" che si prova ascoltando questa canzone. La traccia è ben strutturata in tutte le sue parti, alternando parti più oniriche (affidate alle tastiere) ad altre più rockeggianti, con qualche inserto qua e là che richiama (forse?) l'oriente e il misticismo che sicuramente fa parte della cultura del ragazzo.
Segue "Zodiac Sign", più dimessa e malinconica delle precedenti. Questa traccia mi ha sempre sorpreso, pur non essendo un capolavoro (e magari sapendo pure già di sa sentito) riesce a piacere e a tirare su un discreto pathos (soprattutto durante i versi), merito forse delle chitarre, qui più presenti e marcate.
Le altre due buone tracce sono "Confused Art" e "Is Your Soul For Sale". La prima segue i binari tracciati dalle precedenti, e potrebbe essere vista come la perfetta metà mancante di "Zodiac Sign", della quale ho sempre visto il punto debole nel ritornello. Questa canzone punta invece molto sull'incisività e l'immediatezza del chorus, già sentito tantissime altre volte sottoforma di altre canzoni, ma comunque convincente.
La decima "Is Your Soul For Sale" è la traccia che mi ha sempre affascinato di più di tutto il disco. E' un'oscura ed atmosferica ballata incentrata sul duo piano-voce, con inserimenti di tastiere che via via diventano più presenti e protagonisti. Mann qui gioca il tutto per tutto per tutto con la sua voce, dai toni perennemente tristi e pacati, che qui però toccano discreti livelli. La ballata ha atmosfera e si fa innegabilmente ascoltare, risultando a mio avviso il pezzo forte del disco assieme a "Spaceman".
Il disco non offre molto di più. Mi ha fatto piacere parlarne perché mi sono ricordato di quando lo ascoltavo, di cosa facevo e di come mi sentivo in quei giorni, ma questo è puramente soggettivo. Oggettivamente posso dire che, se siete curiosi e vi fa piacere riscoprire, oltre a una bella hit del 1996, altri buoni spunti del giovane Babylon Zoo, dategli pure un ascolto e vedete cosa ne pensate: di certo converrete con me che gli spunti ci sono, ma l'album è sicuramente di livello mediocre. Peccato!
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