Il miglior disco italiano del 2007. Sono riuscito a catturare la Vostra attenzione? Scusate l'incipit, ma non è una boutade. D'altronde, se già avevo scritto che quello dei Bachi Da Pietra era stato il miglior concerto che avevo visto nel 2006, era inevitabile che il loro nuovo disco venisse da me considerato il più bello del corrente anno. Lo affermo a novembre, ma mi consola che qualcuno, più folle di me, l'abbia già dichiarato ad aprile, quando fu pubblicato.

Innanzitutto qualche notizia per tutti quelli che hanno evitato la mia precedente recensione. I Bachi sono due: Bruno Dorella, incommensurabile protagonista della scena indie italiana, Ovo e Ronin, tanto per fare due nomi, alla batteria, e Giambeppe Succi, ex Madrigali Magri, alla voce e chitarra. Nulla di più. Il primo cd assieme l'hanno pubblicato nel 2005 e si chiama "Tornare nella terra", questo è il secondo, ed è uscito grazie ad una coproduzione Wallace Records, forse l'etichetta italiana più interessante degli ultimi anni, ed una nuova realtà milanese denominata Die-Schachtel. Distribuzione Audioglobe.

Dunque, sapete come procurarvelo, ma non sapete cosa c'è dentro. Potrei dire blues e piantarla lì. Ma poi stareste a domandarVi: che blues? Johnny Lee Hooker o Blind Lemon Jefferson? Robert Johnson o Muddy Waters? Proviamo: blues del 21° secolo, destrutturato come lo hanno pensato in questi anni Tom Waits o Nick Cave. Con uno sguardo attento a certo cantautorato americano alt-rock, penso a Will Oldham come a, e forse più, Bill Callahan. Tutto questo in Italia? Ebbene sì. Me lo concedete? Post-blues.

L'essenzialità delle composizioni si manifesta con lievi tocchi di chitarra e scarni movimenti di batteria. Tutto appare improvvisato e matematico nella sua (im)perfezione. Il suono è nel contempo piatto eppure avvolgente, grazie ad un magico uso del riverbero. Non ci sono altri effetti, se non la sorpresa dell'indicibile. Da queste canzoni emerge l'odore della terra, di una terra scavata, rivoltata ed infine bruciata. La voce di Succi, non c'è cantato, ma nemmeno recitato, è un rantolo, devo ripetermi, e sussurra desolazione e malessere, sempre più affievolita. Uno dei tratti affascinanti dei suoi testi è lo scenario rurale e non metropolitano raccontato.

"La base non è in bolla, il soffitto gronda pioggia, le assi non combaciano, le finestre non si chiudono, non si aprono, le pareti marciscono, i giunti non tengono, gli appoggi falliscono: misure sbagliate. Attrezzi, dentro e fuori dal cancello, fuori e dentro, il rumore del motore acceso, il rumore del motore spento, il martello, non puoi starci penso: le travi non reggono, le assi si piegano, i tarli la rodono, i topi la invadono e negli spigoli nidi di ragni, colonie di cimici: errori e squilibri. Scendi all'automatico col bancomat, dieci litri di benzina in una tanica, saluti un conoscente sali in macchina, sorridi alla tua soluzione drastica. Questa casa di legno che osservi bruciare apre altre strade".

Sì, il miglior disco italiano del 2007, secondo la mia modestissima, ma onesta, opinione.

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