Nota: non sono riuscito a reperire online l'effettiva data della pubblicazione, solo l'anno. Comunque, non è importante il giorno preciso ai fini della recensione o dell'ascolto.

Con un'estetica tipicamente punk che un neofita del genere mai si sognerebbe di datare primi 2000, la breve vita dei BdR è un'autentica gemma e una testimonianza di un'epoca perduta del rock tricolore.

Partiamo prima di tutto dal valutare il sound: sin dal primo riff della traccia d'apertura, la title-track, è evidente che l'anima Oi! incontri varie influenze affini (mi verrebbe quasi da dire che quel riff, così come altri momenti del disco, abbia una sua "epicità"). Il sound è corposo, abbandona le schizofrenie hardcore ma si mantiene veloce, senza cedere a mid tempo pachidermici che spesso mal si sposano con il suono street punk. Tra l'altro è evidente un gusto melodico non da poco, ad esempio nell'alternanza delle voci, nella costruzione dei ritornelli e nei riff. Mi viene quasi da dire che il risultato sarebbe stato ancora migliore se si fosse scelto un arrangiamento che desse più spazio a questa vena, ad esempio tramite assoli più consistenti, con un approccio più heavy metal-oriented: ma in fondo, a pensarci bene, si sarebbe perso quel sapore che pochi come i Banda del Rione hanno. Ma ciò che secondo me impreziosisce veramente questo disco non è come è suonato in sé, bensì la sua atmosfera.
È evidente dalla title-track: sogni dell'adolescenza, incertezze, paure, rabbia, energia, si mischiano. Il ritornello è bellissimo: "è una madre che ti aspetta sveglia e si chiederà ancora: quale destino per noi?". La madre forse è la madre vera, forse è Torino, chi lo sa. Ma l'immagine creata, che è quasi un ossimoro (una figura affettiva in mezzo a tanto grezzume?), è meravigliosa. Bella coppia d'assi "Lotta"/"Gronda il sudore", molto politiche, raccolgono il testimone dei Nabat con successo. Ancora "romanticismo Oi!" alle stelle con "Lei", inno a Torino, madre e matrigna, padre padrone: "Torino, puttana!" urlano i Nostri. Ritornello magistrale. "Birra", "Non ti sei fermato mai", "Te ne vai": canzoni che trasudano atmosfera di strada, grezza e sentita, malata, di periferia. Fino a "Eterno amore", dedicata al Torino e non a Torino, ottima closer. Non menate emo, non romanticismi "classici": è sentirsi legati - sì, anche emotivamente - a quelle strade, a quella vita, a quel suono.

L'immaginario recuperato è da film: rabbia sociale, turni in fabbrica, ricordi di gioventù, dopolavoro. Un campionario di dura vita quotidiana mischiata a una grande sensibilità musicale, che in un feroce street punk sfogava dolori e ricordi. Strade che diventavano teatro di pianti, urla, pugni al cielo, "notti passate acoltando Oi!", poche relazioni e così via.
Da ascoltare e riascoltare: vi porterà per mano tra atmosfere che ogni rocker - o persona vera, in generale - che si rispetti ha provato, dandovi emozioni e forza costruttiva. Voto: 87/100.

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