Time Honoured Ghosts è la sesta fatica discografica del gruppo di Oldham, pubblicata sedici mesi dopo l’acclamato Everyone is Everybody Else, il primo album pubblicato sotto l’etichetta Polydor.

La musica dei BJH è facilmente riconoscibile: i delicati tappeti sonori del mellotron e delle tastiere di Woolly Wolstenholme e gli intrecci vocali di stampo pastorale si mescolano alle doti chitarristiche del - forse troppo - sottovalutato John Lees e ai contrappunti del basso di Les Holroyd, questi ultimi autori della maggior parte dei pezzi. Chiude la formazione Mel Pritchard alla batteria, perfettamente integrato negli impasti sonori del gruppo.

Pubblicato nell’ottobre 1975 e registrato per la prima – e ultima - volta fuori dall’Inghilterra, presso gli studi "His Masters Wheels" di San Francisco, stilisticamente è la continuazione del precedente disco e ciò può ingannare ad un primo ascolto, essendo facile cadere nell’errore di catalogarlo come “fratello minore” e meno ispirato rispetto a un grande classico e piccolo gioiello che è Everyone.

Eppure, nonostante si percepisca che il gruppo si sia rilassato un pochino sugli allori e proponga nulla di differente da quanto fatto in precedenza – d’altro canto, le vendite avevano subito un netto miglioramento e cambiare le carte in tavola poteva risultare rischioso, soprattutto per la casa discografica – le idee non mancano e l’esecuzione è senza pecca. Il suono è perfettamente levigato e l’album scorre liscio in entrambe le facciate, senza stonature e mantenendo una discreta varietà tra i vari pezzi.

Degne di nota sono senza dubbio il brano di apertura, In My Life, caratterizzato da un superbo lavoro di chitarra sovraincisa e da un piglio più “rock”, Beyond The Grave, composto da Wolstenholme e dal sapore lievemente sepolcrale, ma soprattutto Moonchild, una ballata tra le migliori dei nostri, degna di essere messa assieme a She Said e For No One.

Come già detto e senza scendere troppo nei particolari, ogni pezzo è meritevole e l’intero album non presenta intoppi. La qualità della registrazione e il missaggio sono i punti forti di questo lavoro, nonostante sia stato registrato fuori casa si nota addirittura un ulteriore miglioramento del suono rispetto alle ultime uscite, merito di una eccellente produzione ad opera di Elliot Mazer (il quale aveva già lavorato con Neil Young and Janis Joplin).

Chiude il cerchio la bellissima copertina disegnata da Bill Dare, rifacimento di un’opera di Maxfield Parrish, forse la migliore dell’intero catalogo, che rispecchia i toni caldi della musica dei BJH.

Time Honoured Ghost è dunque un’opera che merita di essere rivalutata sia dai fan del gruppo, sia da chi ama la parte più melodica, rilassante e – passatemi il termine - pop friendly del progressive rock. Questa è grande musica e il fatto di essere più facilmente orecchiabile, in questo caso, non è assolutamente un difetto.

I BJH si riproporrano ad un anno di distanza con Octoberon, che segnerà una leggera svolta. Ma di questo ci sarà tempo per parlarne: per ora, spero possiate anche voi godervi 40 minuti in compagnia di... Fantasmi Onorati dal Tempo.

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