Non vorrei sbagliare, ma mi pare di aver letto da qualche parte che questo sia l'album che B.B. King preferisce fra tutti i suoi lavori. Possibilità economiche permettendo, pare sia una buona garanzia per convincerci a spendere 20 euro, no? Ma a noi non basta. Vogliamo farci un'idea tutta nostra.
Che il disco sia speciale si vede già dall'inizio. Un brano strumentale. Cercare di avere le idee chiare su quale sia esattamente la discografia ufficiale di B.B. King non è proprio semplice, in ogni caso, se non è il primo brano strumentale in assoluto, è uno dei pochi. E' un pò malinconico (e grazie, è un blues), ma allo stesso tempo scorre con facilità. Il secondo brano parte con le stesse tastiere del primo (identiche in quanto a timbro), ma cambia completamente direzione. Prima di tutto è veloce e ritmato. E' allegro. E poi è cantato. Ha un bel walking bass. Come inizio non c'è male. I suoni sono molto belli. C'è un grande lavoro di riprese e mixaggio, si sente. E si sentirà in tutto il disco. "I'll survive" è un blues trascinato, ma è bello il contrasto fra gli strumenti e il cantato, che invece è fatto di una voce impegnata nel tentativo di tirare il carro. Come al primo brano lento seguiva uno veloce, così accade con il quarto. Un ritmo sostenuto di un blues ballabile. Una mezza specie di rock'n'roll rallentato. Ma in fondo le origini del rock stanno proprio in questa musica. Torniamo calmi e ascoltiamo "Blues man". La struttura segue pedissequamente i canoni del blues. Addirittura nelle parole. Insomma un blues che più blues non si può. La velocità sale ancora nel sesto brano. Ma non è che è fatto apposta, no? "Broken promise". Carino e un spensierato. Molto piacevole insomma. Indovinate? E certo! Il settimo pezzo è lento. Ok, è fatto apposta, ed infatti, anticipandovi il resto delle tracce, vi dico che questa "regola" si ripeterà per tutti i brani escluso l'ultimo. "Darlin' what happened" qualcuno potrebbe definirla scontata. Non ha molto di melodia. Gli arrangiamenti pure non è che siano chissà quanto particolari, ma vabbè, alla fine è un blues senza nulla a pretendere. Di certo fastidio non dà. Poi viene la ritmata "Shake it up and go". Anche questa canzone non è delle migliori, ma si segnala per i cori classici del blues che ripetono le frasi della voce guida.
Il brano numero nove è ancora uno strumentale. B.B. King pare voler sorprenderci. Ci riesce infatti, anche se in alcuni punti di questo pezzo pare fare un pò il verso a "How blue can you get?". Il titolo è "Blues we like". La traccia successiva è invece "Good man gone bad" e parla di un uomo che dice alla sua donna di non provare a fregarlo perché il fatto che si creda più furbo di lui è solo un'ullusione. E' una buona scusa per un assolo di piano. "If I lost you" non riesce a ridare vigore al disco che da qualche traccia ormai pare aver perso qualche colpo. "Tell me baby" non è un brano di livello ma comunque riesce più o meno a ridare tono al tutto. I due brani seguenti tornano ad essere ben realizzati e suonati, ma non hanno nulla di particolare e restano una buona musica da sottofondo per una serata al pub ma nulla di più. L'ultima traccia, escludendo il "saluto" finale di B.B. è anch'essa uno strumentale e, un pò il ritmo incalzante, un pò i fraseggi di basso, fanno di essa un pezzo che finalmente si allontana dalla sufficienza.
Il disco non eccelle come alcuni altri di B.B. King. Senza dubbio però se si vuole ascoltare del blues come si deve si può mettere questo cd nel lettore ed essere sicuri che faremmo anche bella figura nel farlo ascoltare ad un amico che per la prima volta si avvicina al genere. Una recensione però deve essere in grado di distinguere tra un album ben fatto (e questo è realizzato magnificamente) ed un altro che contiene composizioni rilevanti. "Blues on the bayou" non ne contiene molte, ma è un bellissimo album blues.
Elenco tracce e video
Carico i commenti... con calma