Preparatevi all'ascolto di uno dei dischi più belli di B.B. King.

Negli anni '90 la musica di questo grande artista è ormai fatta di brani che, pur con la loro struttura portante di blues classici hanno l'aspetto di "canzone" nel senso popolare del termine.

In questo "There is always one more time" (1991) B.B. King è stato coadiuvato dal pianista Joe Sample e da Michael Landau. Forse è questo il segreto che sta dietro ad un disco così ben riuscito, chissà. Ma sulla copertina c'è scritto B.B. King e quindi il merito di questo capolavoro va a lui. Tutte le tracce hanno una propria identità, un proprio colore. Le scelte degli arrangiamenti e dei suoni variano parecchio e fanno sì che l'album sia sempre fresco, dall'inizio alla fine. Ogni pezzo ha anima e personalità, quasi tutti sono grintosi,  e ognuno di essi è trascinante, pieno di energia. A cominciare da "I'm moving on". B.B. King pare avere un pò abbandonato lo stile di bluesman di periferia per vestuire i panni di musicista dei quartieri alti. Siamo davanti a blues di classe che a volte danno l'impressione di descrivere storie di uomini in giacca e cravatta più che in jeans e camicia a quadroni. La già menzionata prima traccia ha una corsa difficile da arrestare e un ritornello che entra subito in testa. Già dall'inizio si capisce dove B.B. King andrà a parare, ma non parliamo di scontatezza, bensì di un forte marchio che il re del blues presenta già ai primi accenni. Ma abbiamo appena cominciato. Il bello deve ancora venire. Dopo i fuochi d'artificio parte il secondo pezzo e sembra quasi un peccato constatare che, tutti eccitati dal primo, ci si ritrovi costretti all'ascolto di un brano lento. Ma aprite bene le orecchie, perché sta per partire un pezzo meraviglioso di una profondità ed un colore bellissimi. L'interpretazione di B.B. è grande sia alla voce che alla chitarra, dove si cimenta sì nei soliti fraseggi, ma con uno stile da vero e proprio accompagnamento più che da solista. Gli stoppati di fine ritonello quasi spingono via dalla sedia l'ascoltatore seduto. Caldissima la voce. Si può immaginare un pezzo più bello di questo in uno stesso disco? L'immaginazione non serve, basta passare alla terza traccia: "The blues come over me". Grandiosa. Tempo non troppo veloce, ma il pezzo ti prende e non ti lascia. Ci vuole coraggio a spegnere lo stereo ed interrompere tutto questo. Bello anche lo special che la voce presenta sugli stessi accordi già suonati precedentemente ma che riesce comunque a dare quella spinta in più ad un pezzo che in teoria non ne aveva bisogno, ma che comunque ne giova ulteriormente.

"Full me once" è il classico blues "che cammina". Orecchiabilissima. B.B. fa rispondere la sua Lucille quasi ad ogni parola del ritornello. Quanta spettacolarità in solo due mani ed una voce. Insuperabile. "The lowdown" ha un ritornello che non è male e ci fa ascoltare anche un buon affiatamento della sezione ritmica. Torniamo sul passionale ora. "Mean and evil" si fa apprezzare molto per la graffiante voce ci B.B. che attacca decisa su un grande ritornello che segue una strofa altrettanto bella. I fraseggi iniziali della successiva "Something up my sleeve" sembrano introdurre il "solito pezzo" alla King, ma poi da subito parte un ritornello con la voce acuta e sporca che ci piace tanto. Molto incisivo. La sto ascoltando mentre scrivo, e, sarà perché suono la chitarra anch'io, ma non riesco a fare a meno di premere i tasti a tempo. "Roll roll roll" sembra un pò "commercialotta", ma un pezzo facile ed orecchiabile è un pezzo che ha una marcia in più, non in meno. Ed infatti il ritornello di questo brano è spettacolare, ed è di quelli da cantare con gli amici fino alla noia. "There is always one more time", l'ultima traccia, porta la firma di Doc Pomus ed infatti suona "diversa" dalle altre. Ve la posso dire una cosa? Non per essere presuntuoso ma i tre autori incontrati nel resto del cd secondo me avevano dato il meglio creando 8 brani meravigliosi, e forse non c'era bisogno di quest'ultimo brano.. Un momento, è un pezzo lento, c'è bisogno di un pò di tempo per lasciarsi andare. E infatti al quarto minuto la voce di B.B. King ci accompagna sempre più vicino all'esplosione. Quale esplosione? Una Lucille che chiude con un lungo assolo e fa capire a tutti chi comanda. Ora avete capito perché il brano dura ben 8 (solo in apparenza lunghi) minuti?

Cosa dire di più? E' uno di quei rari dischi che dopo averlo sentito lo rimetti da capo per ricominciare un'esperienza favolosa.

Quasi dimenticavo! Un cenno alla copertina. In fondo è il biglietto da visita di ogni album. Ma basta una parola: spettacolare.

Come "There is always one more time".

Come Lucille.

Come B.B. King.

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