Sea Change viene pubblicato a quattro anni di distanza da Mutations, album che aveva fatto intravedere un cambiamento di rotta rispetto agli strepitosi dischi di inizio carriera.
Ignoro volontariamente Midnight Vultures che, come è noto, è stato pubblicato per rispettare un impegno contrattuale con la casa discografica, cosa che fa poco onore a Beck e ancor meno alla Interscope.

Chi ha amato la spregiudicatezza, l'ironia, l'anticonformismo degli esordi può mettersi l'animo in pace. Il signor Hansen è cambiato, è maturato ma soprattutto guarda con occhi disillusi al mondo che lo circonda e alla musica che sente.

Dopo aver sperimentato il rap ("Beercan" su Mellow Gold - 1994), i ritmi brasiliani ("Tropicalia" su Mutations -1998), il funk ("Sexx Laws" su Midnight Vultures -1999) e moltissimi altri suoni, riscopre la forma canzone nella sua infantile e straordinaria semplicità. La chitarra torna ad una inedita purezza acustica da sola ("Side Of The Road"), accompagnata da un pianoforte ("Little One") o da uno stuolo di violini (come in "Lonesome Tears"). "Round The Bend" è resa eterea e sognante come un pezzo dei Notwist proprio dagli archi, che avvolgono il disco convincenti e mai pacchiani.

D'altra parte il musicista californiano ha dimostrato di essere un artista vero e di sapersela cavare egregiamente anche da solo con armonica o chitarra. Ogni cosa aggiunta in fase di arrangiamento è misurata con attenzione (troppa) e l'album si dimostra sì equilibrato e non banale, ma anche poco spontaneo.
Non tutti i pezzi convincono a pieno, spunta a tratti un certo autocompiacimento della propria tristezza che appesantisce le atmosfere.
"Little One" ad esempio, senza quel piano sbarazzino verso la fine sarebbe condannata...

Beck, alla ricerca di una serena semplicità, scrive un disco complesso e poco immediato. Si lascerà ascoltare piacevolmente se resisterete all'iniziale tentazione di cestinarlo.

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