UN CONCERTO MARZIANO NELL'ERA DELLA POP-MUSIC

Nel 2001 esce il primo disco non di studio di Ben Harper, è un live intitolato "Live From Mars". Le 25 tracce sono state suddivise in due dischi: il primo elettrico, il secondo acustico. (Ripartizione musicale che effettuerà anche nel successivo doppio disco di studio "Both Sides Of The Gun" 2006).

La musica di Ben Harper dal vivo è un'autentica forza della natura, uno spettacolo assolutamente affascinante e coinvolgente. L'interpretazione che il bluesman californiano da ai suoi pezzi nei concerti ammutolisce, lascia senza fiato. Non canta nè suona le note delle sue canzoni, le vive! Apre il primo disco (elettrico) la bellissima versione di "Glory & Consequence", composta nel 1997 dall'album "The Will To Live". Un pezzo molto riflessivo e drammatico sulle macerie e sui disastri lasciati dall'uomo nella sua continua ricerca del successo: la gloria ha le sue conseguenze, chi la ottiene durante il suo cammino non lascia quasi mai il percorso dietro alle suo spalle privo di lacrime e sangue, ci dice saggio il pacifista convinto Ben, con chiari riferimenti alla guerra. Ancora si prosegue con la stupefacente e commovente "Excuse Me Mr", uno dei brani più riusciti del lavoro, tratto dal disco del 1995 "Fight For Your Mind".

Uno dei pezzi più trasformati e più coinvolgenti del concerto è la versione di "Woman In You" (da "Burn To Shine" 1999): urlata e rocckeggiata all'estremo, esplode con una rabbia incredibile conducendo Ben e la sua chitarra slide entro sentieri in cui raramente si era avventurato in passato. "Alone" anch'essa tratta da "Burn To Shine" è scandita dalla calda voce di Ben che nel finale si fa sempre più urlante e lamentosa diventando estremamente angosciante (ancor più che nella versione di studio). Nell'introduzione di "Ground On Down" (da "Fight For Your Mind"), Harper strizza l'occhio a Hendrix (predecessore di una parte delle sue influenze compositive), affondando con l'elettrica schitarrate e 'sleghi' da brividi! Per non offendere nessuno fra i suoi più illustri e defunti 'Maestri Ispiratori', ecco che troviamo un bellissimo tributo a Bob Marley (ed in particolare al credo Rastafari), nella splendida versione di "Burn One Down" (ancora da "Fight For Your Mind"): fra magiche e ritmatissime percussioni spuntano i riff di Ben e la sua voce che ci intona un autentico inno a cuore aperto all'amicizia e al fumo... da questa... 'Fumiamocene una (letteral. 'bruciamobe giù una') da un'estremità all'altra e passala anche a me amico. Fumala a lungo, fumiamocela lentamente, affinchè mi allieti prima della mia dipartita. Se non ti piace il mio 'fuoco' non venire, perchè me ne stò per fumare una. L'erba è un regalo della terra e ciò che proviene dalla terra è un prodotto di Jah (il Dio dei Rastafari). E allora prima di rifiutarla provala e vedrai che è una benedizione e non un danno'.

E per non scontentare chi ama l'estremo multicromatismo della sua musica, ecco che vediamo Ben tendere la mano verso le nuove correnti della 'Black Music' degli ultimi decenni, con l'introduzione 'rappettara' che apre le porte alle note della divertente "Still My Kisses" (da "Burn To Shine" che all'epoca era il suo più recente album di studio). Immancabile "Mama's Got A Girlfriend", dove la mitica Weissenborn del chitarrista impazza. Presenti anche due cover: "Whole Lotta Love" dei Led Zeppeling e "Sexual Healing" di Marvin Gaye. Quest'ultimo pezzo gli procurò non pochi problemi durante la collaborazione con i religiosissimi (e bacchettoni) 'Blind Boys Of Alabama' che non vedevano di buon occhio chiunque interpretasse testi esplicitamente riferiti al sesso.

Nel secondo disco si sciolgono gli animi alle ballate chitarra e voce dell'artista. Una su tutte la traccia di apertura: "Waiting On An Angel" (da "Welcome To The Cruel World") un pezzo angelico ed onirico, note di una lentezza dolce e magica. Haper narra da tempo che l'ispirazione per la composizione del suddetto pezzo gli fu data da Hendrix comparsogli in sogno. (Che dire? Probabilmente Ben ci aveva dato dentro parecchio quella sera! Ma lascio ad ognuno la propria interpretazione dell'aneddoto...). Si prosegue nella stessa atmosfera delicata e soffice, ma non priva di una impronta interpretativa forte e spesso molto angosciata nelle bellissime: "Roses From My Friends" (da "The Will To Live"), "Power Of The Gospel" (da "Fight For Your Mind) e soprattuto "Please Bleed" (da "Burn To Shine") dove Ben in alcune strofe è quasi in lacrime. Anche nel secondo disco presente una cover, la rilettura molto riuscita di "The Drugs Don't Work" dei Verve. Nel secondo disco è presente anche una traccia non contenuta in nessuno dei precedenti 4 album dell'artista: la lenta ballata "Not Fire, Not Ice". Il lavoro si chiude con due pezzi nel più profondo spirito della tradizione nera: "Like A King" e la incantevole "I'll Rise", la mia traccia favorita (entrambe da "Welcome To The Cruel World"). Non ci poteva essere chiusura migliore.

Disco ineccepibile, non c'è uno sbaffo, non c'è una traccia malriuscita. Da sottolineare anche la splendida performance dei mitici 'Innocent Criminals'. Nonostante la numerosità dei pezzi, non si può riassumere il meglio di Ben Harper in questo disco, molte le tracce splendide che sono state tralasciate, tuttavia una buona parte dell'inizio carriera dell'artista è racchiusa in questi due dischi. Ben Harper dà una grossa prova di capacità interpretativa musicale dal vivo (per chi non avesse ancora avuto il piacere di sentirlo dal vivo), lavoro davvero imperdibile sia per i fan di Harper che per chi non lo conosce ancora. Rinverdisce inoltre la tradizione della musica nera, che nei 'live' dava sempre il meglio di sè, e di questi tempi, scomparsi i grandi pionieri che hanno fatto grande questo filone musicale, se non lo fa un marziano come Harper di terrestri capaci oramai non se ne trovano più.

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