Forse tutta la bellezza della vita umana sta in quelle fotografie, in quei piani sequenza marchiati a fuoco nella memoria. Ricordo una passeggiata in città con mio padre, una Milano ricoperta di neve: i colori dei cappotti, il trambusto dei tram, gli accenti delle parole e il mio sangue che rigurgitava aspettative.

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Forse tutta la bellezza della vita umana sta in quella catarsi, in quegli attimi di contemplazione estatica in cui ci sembra di vedere le cose per la prima volta. Ricordo una passeggiata solitaria per le viuzze del paese trasfigurate da una nevicata notturna: le pietre, i cortili, le case che si rivelavano proprio nella misura in cui erano nascoste.

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Forse tutta la bellezza della vita umana sta in quelle risonanze adamantine, in quella attiva condivisione di tempo e spazio con i nostri simili. Ricordo le baloccate nel cortile dell'oratorio con i miei amici: le risa, gli scivoloni, le impronte e i brividi lungo la schiena per una manciata di neve ben assestata che si apriva un varco nel maglione.

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Forse tutta la bellezza della vita umana sta nel saper trarre dalle cose una propria visione, nel riuscire a plasmare il Presente secondo una volontà di potenza. Ricordo gli ammonticchiamenti di neve che edificavo nel cortile di casa: figure deformi, provvisorie e grate di quell'alito di vita destinato a sgocciolare nell'oblio.

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Forse tutta la bellezza della vita umana sta in "Un Peu de Neige Salie", ovvero in un "po' di neve sporca". Riuscire a perdersi negli interstizi dell'infinitamente piccolo, decifrare i geroglifici che le crepe incidono su una porzione di muro, romanzare i sussurri di un filo d'erba, interpretatare i sogni di una formica.

In questo disco, vera e propria Bibbia della lowercase, Bernhard Günter ci informa che "tutti i brani sono sequenziati al computer utilizzando campioni modificati digitalmente in una sorta di approccio compositivo che utilizza strategie flessibili piuttosto che un sistema preconcetto".

Il risultato è un'elettronica asettica, distante, frammentata e informe. Linea di confine tra il silenzio e il rumore sordo dell'esistenza che riemerge di tanto in tanto da abissi intollerabili sotto forma di fremiti nervosi al limite dell'udibile.

Non c'è ritmo e non c'è melodia. C'è solo lo stato d'ipnosi di un uomo che osserva troppo da vicino una corteccia sfigurata dal muschio, una spugna butterata dalle porosità o un po' di neve imbrattata di terra.

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Forse tutta la bellezza della vita umana sta nel tentativo di disumanizzarsi per coglierne l'essenza. Riconoscere che "vita umana" è solo una parte, un accessorio, un frammento della Vita che risiede in questo mondo.

Ma del resto, chi può dire con certezza cosa sia la Vita? E la musica? Cosa è davvero Musica?

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