Ma quanto è bello fare gli infiltrati?

Si lo ammetto, per conoscere Bernie Marsden ho fatto l'infiltrata, e anche in buona compagnia se si considera che con me è venuto the green manalishi.

Il tutto accade per pura fortuna, un amico presta la testata dell'amplificatore a Bernie e noi svelti svelti ci accodiamo e sgusciamo con lui nel backstage. E che persona fantastica ci troviamo: seduto con la sua alquanto notabile massa sta lui, Bernie Marsden, ex-chitarrista dei Whitesnake, che ci accoglie con un caloroso sorriso. La disponibilità di Bernie è fantastica, firma con piacere la mia copia di "Ready And Willing" (in precedenza già segnata da Piace) e il mio pennarello argentato gli piace così tanto che non posso non regalarglielo. Poi, tra risate e battute, è tempo delle foto e Bernie, gran broccolone, mi abbraccia con entusiasmo. Inutile dire che sono al massimo dell'emozione e cosi è anche il manalishi: a lui però non è andato il tilt il cervello e ha ancora abbastanza conoscenza per parlare con Bernie (che ci ha presi in simpatia) e chiedergli se stasera suonerà Outlaw. No, non lo farà ma la domanda gli piace e quasi si fosse dimenticato di quel gran pezzo, ricanta il riff con entusiasmo. Insomma, ora anche il manalishi comincia a perdere il senso della realtà e decidiamo di lasciare Bernie tranquillo prima dello show. Ma svelto svelto lui ci insegue e ci raccomanda di comprare il suo ultimo disco. Come non poterlo accontentare? Certo, e ci da appuntamento dopo lo show per firmare anche quello. D'altronde lui è stato cosi disponibile...

Una mezz'oretta più tardi lo ritroviamo, questa volta on stage: stasera suona in un ex-convento montano svizzero, con la cover band fiorentina Purple Sucker, il cui nome è tutto un programma (non vi ricorda vagamente il viola profondo?).

E allora vai con "Walking In The Shadow Of The Blues"  e Bernie dimostra che i trent'anni passati dall'uscita di Lovehunter non l'hanno segnato minimamente (tecnicamente parlando). Il chitarrista è in ottima forma, suona da dio come ai tempi, e gli assoli sono targati Marsden al 100%. Anche la band di spalla spacca: il cantante ha una fantastica voce, interpreta molto bene il caldo timbro di Coverdale.

Il pubblico non è dei migliori per Bernie, e anche se lui ringrazia e cerca di coinvolgerlo, ci sono i soliti quattro pirla che chiedono se per caso non può suonare "Romagna Mia", spero proprio che il chitarrista non l'abbia capito.

Ed ecco che spunta l'imprevisto. A Bernie si rompe la corda Re della chitarra. Panico tra i tecnici, panico tra i fan. Ma Bernie si dimostra ancora una volta favoloso e sorridente scende dal palco a cambiarsi la corda da solo, mentre la band improvvisa abilmente una "Might Just Take Your Life" aspettando che il problema si sia risolto.

Ed ecco che torna Bernie e attacca con "Young Blood", ottimo brano in puro stile serpente bianco, in cui l'artista si da ai coretti, e che voce tira fuori!

Passando poi per una fantastica Sweetalker, accenna con la chitarra un abbozzo all'intro di Cryin' In The Rain, optando poi per una sentitissima "Mistreated" , con cui Marsden dimostra di poter tranquillamente eseguire i pezzi di Blackmore, e se possibile dare al pezzo una malinconia ancora più accentuata dalla chitarra piangente.

Leggermente più acclamata successivamente è la famosa "Ain't No Love In The Heart Of The City" o almeno è quello che voglio sperare, ma quando il pubblico viene invitato a cantare il ritornello sono sole tre le persone che cantano: l'amico della testata, il manalishi verde e, ovviamente, io. Ma l'importante è non scoraggiarsi, per cui si continua con il classicone "Fool For Your Loving" un'altra volta eseguita in modo perfetto dal chitarrista e dal gruppo.

Finta uscita e ritorno, in cui Marsden broccola con la presentatrice la quale gli chiede se non ha problemi a suonare e lui con suo accento più inglese possibile risponde:"Anything you want, my darling". Segna la fine del concerto con un fantastico bluesettone improvvisato, in cui Bernie canta con una voce fantastica. E finisce così il concerto. Sono quasi malinconica, ma per fortuna lo rincontro al banco dischi per farmi autografare anche il nuovo disco che ho comprato, e lui mi ricorda con un ghigno che la penna argentata un tempo era mia. Che persona! Quando finalmente decide di lasciare il posto e ritirasi viene incontro al manalishi e a me apposta per salutarci e, broccolone ribadito ancora una volta, per darmi due baci.

Queste sono le serate che piacciono a me, intime e in contatto con l'artista, e questi sono gli artisti che piacciono a me, che se la tirano molto ma molto meno di chi organizza la serata o chi sta dietro allo staff, dando una grande lezione di umiltà a tutti.  

 

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