Questo disco è un soffio dall'anima.
Può sembrare un commento banale e scontato, ma il sapore autenticamente sofferto delle interpretazioni lascia scorgere il cuore dell'autrice... un cuore enorme che contiene una vasta gamma di emozioni: gioia, malinconia, perdita, separazioni.

Il blues è l'essenza di questo canto... così potente il sussurro che sembra il fantasma di Billie Holiday, con il suo scotch in mano, a danzare nelle nostre notti estive, sotto un nugolio di insetti fastidiosi, a tutta velocità verso le colline.
Questa è la coperta su cui avete fatto l'amore lungo il fiume, il dito che vi ha aperto le labbra, la lingua che vi ha scoperto la pelle per l'unica volta che conta...
Tutto in questo disco è bellezza, potenza sussurrata, dolcezza infinita. Infinito è il senso di perdizione che ne deriva... c'è qualcosa di intrinsecamente alcolico in questo disco, qualcosa che sa della bottiglia di vino che a 20 anni, col vostro primo amore, avete prosciugato mischiando il succo d'uva ai baci.
Dio! Mi sento Bacio Perugina! Ma ogni volta che ascolto questo autentico capolavoro di cantautorato e melancolia mi sciolgo in deliquio... non esistono più ICI e tasse da pagare... non esiste più Poldo che va portato fuori a defecare... Esiste la somma voglia di amare, ancora una volta, in barba alla sofferenza e al fatto che essa sia inevitabile, amare in barba ai fantasmi perchè, senza queste sensazioni, senza le sue labbra tinteggiate di un viola tenue: lei così timida che si trucca poco per andare a una festa, lei che sarebbe stata perfetta... senza queste cose la vita non vale davvero la pena di essere marchiata coi nostri passi schifosi.
A volte.

Un disco memorabile, davvero "fuori stagione" e bizzarro, molto, dove una Emily Bronte canta i fantasmi dei suoi amori; Heatcliff non si vede e lei beve, beve anche alla facciazza sua e di tutta la famiglia e delle stramaledette Cime Tempestose.

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