Qualcuno ricorda l'Elephant Six? Negli anni Novanta questo collettivo di Athens, modellato basandosi sulle comuni hippie presenti un po' ovunque durante la "Summer Of Love", sfornò un notevole numero di indie bands interessanti e spesso immeritatamente dimenticate come i Neutral Milk Hotel di Jeff Magnum, gli Olivia Tremor Control, gli Of Montreal e, arriviamo al punto, i Beulah.

Capeggiati da Miles Kurosky, i Nostri incisero quattro notevoli dischi, recentemente ristampati, tra cui spicca il conclusivo "The Coast Is Never Clear", del 2003. Album, questo, in cui convivono alla perfezione la psichedelia in bassa fedeltà tipica delle bands Elephant Six ("Hello Resolven", "Gravity‘s Bringing Us Down", con tanto di chitarre degne della miglior Gioventù Sonica nel finale), un gusto retrò per il pop dei Beach Boys periodo "Pet Sounds" ("Popular Mechanics For Lovers"), e bizzarrie assortite (i Pavement con sezione fiati di "Silver Lining"). Il songwriting è maturo, gli arrangiamenti estremamente curati.

Chi vi scrive, inutile dirlo, ama questo lavoro. Non sentitevi disorientati dalla loro inclusione nella colonna sonora (il definitivo sdoganamento del termine "rock indipendente") del celebre serial adolescenziale "The O.C.": si parla di un gruppo con guizzi originali ed assolutamente godibile pur mantenendo un certo appeal da US college band per pochi.

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