Un vortice di insicurezza che si prepara ad esplodere nello stomaco di una ragazza del Texas, un lamento viscerale che sorge dal suo cuore, una sensualità repressa che prepotentemente schiaffeggia chiunque la incontri, "Cheap Thrills" di Janis Joplin.
All'epoca fu un disco atteso, lei era già conosciuta, sia perché al festival di Monterey aveva stregato tutti, sia perché si preoccupava disperatamente di avere un'immagine forte, doveva apparire come un'insaziabile mangiatrice di uomini con qualche languorino per le donne, e non come una ragazza con un'intima insicurezza interiore, provocare e non commuovere, perché chi commuove è comunque considerato debole, a torto certamente.
"Cheap Thrills" va ascoltato non perché sia la testimonianza di una cantante che ha sbeffeggiato ogni limite, che giocava con la sua vita con una candida ingenuità, questo disco va ascoltato semplicemente perché Janis Joplin ha cantato e interpretato un ottimo blues.
È un disco anni 60, la parte strumentale ha i suoi limiti, ma lei è eccezionale, superlativa, è l'album in cui appare piú spontanea, molto piú ruvido, sporco, grintoso del piú celebre "Pearl", considerato meno bello, ma certamente d'impatto notevole. Doveroso, forse superfluo, citare la struggente "Summertime", l'intensa "Piece Of My Heart", e la celebre cover "Ball And Chain".
E il rimpianto è, cara Janis, che non avevi bisogno di quel personaggio, non avevi bisogno di apparire forte, arrabbiata, a noi piacevi, incondizionatamente, noi siamo innamorati ancora di te, semplicemente per il rombo di tristezza che vibra nella tua voce... e non per quelle provocazioni, che ti hanno portato via...
Per questo invito tutti ad ascoltare qualsiasi artista per le sue canzoni, per la sua musica, per la sua espressione, e non per ciò che rappresentano; amate Janis Joplin per la sconfinata paura che canta smuovendo l'aria, per la paura che tentava di proteggere, cosí bella, cosí umana.
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