L'esordio che non ti aspetti. Poco più che ventenni, i sei membri del "Biglietto", danno alla luce un disco che diventerà sempre più, col passare degli anni, una pietra miliare della musica progressiva. Acclamati nei raduni pop e spinti verso una produzione su supporto fonografico, fondono al meglio tutto ciò che circola in quel periodo nell'etere musicale in voga. Una spiccata originalità nei contenuti musicali, che si spingono frequentemente in divagazioni hard rock simultaneamente ad ampi ritorni classici ed onirici, si plasmano nelle loro note con inusitata disinvoltura. Anche i testi, spesso rivolti a temi di contestazioni e di amara analisi della società sono di enorme livello, opera del leader carismatico del gruppo: il superlativo cantante e poli-strumentista Claudio Canali.
Uno stimolante viaggio nei più profondi abissi che il rock d'avanguardia seppe creare nel suo insieme. La verde età dei componenti è colpevole di portare le lunghe parti sinfoniche a perdere per qualche attimo in freschezza, ma è cercare il classico pelo nell'uovo. Il disco, registrato su un 8 piste Telefunken da ½ pollice, si apre con l'affannosa e crepuscolare "Ansia" introdotta da un candido e pastoso intreccio di organo, tastiere e chitarra elettrica sfociante in un vivace inciso dove il flauto di Claudio Canali si erge a protagonista. Sono le tastiere di Banfi e Cossa che però danno la scossa definitiva, sorrette da una base di batteria vertiginosa e dirompente che porta al convulso finale. Canali raccoglie su un tappeto nuovamente delicato la sua voce per descrivere brevemente e delicatamente un sentimento opprimente e critico che tenta di rifugiarsi con scetticismo nella religione. "Confessione" è l'autentico capolavoro del Biglietto Per L'Inferno una moltitudine inferocita di suoni e di intramezzi strumentali sincronizzati al meglio e che fanno rabbrividire anche i più grandi mostri della scena progressiva mondiale. Sei minuti abbondanti di continui cambi di tempo, l'intro che lascia presagire la colata lavica che la chitarra di Mainetti e le tastiere di "Baffo" Banfi offrono in piena sintonia d'intento. L'estroso Canali sguazza come un pesce nel mare, in questa ondata di suoni, con la sua voce potente ed acuta, descrivendo con abilità sorprendente il dialogo tra un povero peccatore che tenta di spiegare le motivazioni delle sue non ortodosse azioni ad un frate il quale pare non conservargli un minimo briciolo di speranza e perdono. Il continuo fraseggio strumentale resta su tratti decisamente rock, grazie alla considerevole partitura all'elettrica ed un lavoro davvero convincente alla batteria da parte di Gnecchi. Ma è nel mezzo di "Confessione" che Canali si aggiunge alla miscela esplosiva con il suo flauto lanciato a mille, nel tentativo di superare qualsiasi strumento tenti di primeggiare sugli altri. Un'indescrivibile fucina di suoni corposi e tecnicamente uniti, che hanno fatto gridare al miracolo.
"Una Strana Regina" è, dal canto suo, molto più introspettiva con le tastiere di Cossa che accompagnano i lavori sperimentali ed elettronici del sempre più geniale "Baffo" Banfi. Il testo è una critica dichiarata alla società nella quale non esistono più amore e sogni ma è regnante su di essa una regina feroce chiamata ipocrisia. Interessante l'esibizione vocale di Canali che, nelle parti più sommesse ed elaborate, canta con voce dimessa ed accorata per scatenarsi nell'unica fase dura e spigolosa. Geniale il finale costruito su un'acutissima chitarra classica.
Decisamente particolare è "Il Nevare". Stupisce soprattutto per la sua continua ricerca di cambi di ritmo e nell'utilizzo dei tempi dispari. Una tenue introduzione per organo e chitarra, guida la voce di Canali che scaturisce in una sincope improvvisa di grande impatto elettrico con basso e batteria. Il brano continua fino alla fine su questa linea di tendenza, un infinito susseguirsi di rallentamenti ed accelerazioni dove, più che in altri pezzi, il lavoro di "Banfi" ai sintetizzatori prende il sopravvento. Come al solito la fenomenale voce scenica di Canali riesce egregiamente a rapportarsi fra le difficoltose trame musicali, descrivendo una malinconica immagine della natura durante una nevicata.
L'LP si chiude con la crudele e folle "L'Amico Suicida". La descrizione di un uomo che, vicino alla morte, viene dipinto nei suoi ultimi momenti di vita dall'amico che rimane al suo cospetto. L'incipit è, come per tutti gli altri pezzi del disco, di notevole caratura, molto nutrita di tastiere ed accompagnata dalle note di chitarra, crea sonorità di aspettativa per ciò che deve seguire. Una roboante fase al fulmicotone intessuta di organo e sintetizzatore ma condita dal flauto prima nostalgico poi sfrenato di Canali e dalle distorsioni di chitarra elettrica. Di colpo la scena muta nel funereo racconto dell'amico in fin di vita. Una cruda descrizione abilmente condita dai sibili e dai lazzi del geniale Banfi. Un lento e progressivo pianoforte si porta sul fronte scena, ben guidato dall'onnipresente Mainetti all'elettrica. Si conclude con una dilatata e lunghissima jam d'improvvisazione di rara complessità strumentale, in bilico tra diversi piani ritmici. Dalle chitarre, al flauto alle tastiere, ogni apparato a turno si riserva la principale figura di guida. Una dimostrazione di forte abilità tecnica e bravura compositiva. Insieme a "Confessione" il pezzo cardine dell'intero album.
Un disco memorabile, oggettivamente inserito nelle migliori classifiche dei manifesti prog più riusciti di ogni tempo. Splendida la copertina creata da Cesare Montichiari raffigurante la duplice realtà dell'animo umano: l'indole bonaria (Fronte) e l'animo diabolico (Retro). Nella versione successiva su CD è stato inserito anche il retro del singolo pubblicato in contemporanea all'album, in particolare è la versione strumentale di "Confessione" che evidenzia maggiormente la non comune abilità e capacità trascinante del Biglietto Per L'Inferno tra gli spazi strumentali resi ancora più liberi all'ascolto.
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