Kathleen Hanna incarna perfettamente il modello della riot grrrl. Le sue Bikini Kill diedero vita nel ‘90 a tale movimento sociale e musicale, che si sviluppò a partire dalla loro città di provenienza, Olympia. Altre esponenti di grande rilevanza furono le Bratmobile di Allison Wolfe, con cui le Bikini condividevano luogo di nascita e l'impegno femminista che caratterizza fortemente la corrente riot grrrls. Ciò che contribuì maggiormente al successo delle band di Olympia fu l'interessamento da parte della Kill Rock Stars, label che arruolava, oltre naturalmente a Bikini Kill e Bratmobile, complessi indie al femminile come Mecca Normal, Excuse 17, Heavens To Betsy, Huggy Bear (queste ultime uniche esponenti del movimento in Gran Bretagna).

In particolar modo, alle Bikini Kill s'interessò Ian MacKaye (Minor Threat, Fugazi), che produsse questo EP omonimo contenente alcuni brani tratti dal loro primo lavoro, la cassetta indipendente "Revolution Girl Style Now!". In formazione, oltre alla sopraccitata leader Kathleen Hanna, vi erano Kathi Wilcox al basso e due ex-componenti dei The Go-Team: il chitarrista Billy Karren e la batterista Tobi Vail (che all'epoca stava con Kurt Cobain, il quale le dedicherà in seguito una delle sue migliori composizioni, la stupenda "Drain You").

Kathleen mette le cose in chiaro sin dall'opener "Double Dare Ya": «We're Bikini Kill and we want revolution girl style now!». Il riff di basso iniziale differisce di una sola nota rispetto a quello di "She Walks On Me" delle Hole, ma il presunto plagio è ad opera di queste ultime, giacché il loro pezzo uscì quattro anni dopo "Bikini Kill EP". Il timbro vocale di Kathleen è quasi maschile: la cantante si esibisce in grida stizzite (la sua specialità) e strofe al limite del parlato. Il testo è incentrato sul tema del femminismo, e soprattutto su ciò che sta alla base di esso: la rivendicazione dei diritti delle donne, pari o addirittura superiori a quelli degli uomini: « You're a big girl now/ You've got no reason not to fight /You've got to know what they are/ For you can stand up for your rights/ You DO have rights ». Pertanto "Double Dare Ya" può essere ritenuto il "manifesto lirico" della scuola di pensiero riot grrrls. Musicalmente parlando, il brano è un punk hardcore-like con inflessioni noise/lo-fi. In "Liar" Kathleen Hanna esprime appieno il suo modo di cantare, tra il riluttante e il sarcastico, ma con la consapevolezza che ciò che si dice è sacrosanto, quasi una verità assoluta. Nelle liriche viene affrontato in maniera egregia il tema della violenza sulle donne, che sta molto a cuore alla leader e che rappresenta perciò il cardine della sua arte. D'altra parte le urla disumane che figurano ivi, sono a ricalcare l'orrore, la vergogna provata per la violenza subita da parte di un genitore, trama di una delle tante storie vere raccontate dalla cantante: « Betty's got the back of her dress all ripped out/ Mama's got her face muffled twist and shout ». Il tutto su di una base strumentale frenetica, a metà strada tra grunge e lo-fi.

Tra una traccia e l'altra vengono lasciati talora discorsi tipici da sala prove, ad accentuare lo stampo lo-fi del disco. "Carnival" offre una sezione ritmica ridotta all'essenziale, che vede una linea di basso potente. La chitarra è di semplice accompagnamento per la filastrocca agrodolce di Kathleen; il brano è in sostanza uno sfogo punk-rock assai fugace: circa un minuto e mezzo di durata. "Suck My Left One" è ancora sulla violenza sessuale subita tra le mura di casa. Cantata in maniera approssimativa, si adagia su di un letto strumentale povero: un riff di chitarra elementare seguito pedissequamente dal basso, una batteria ripetitiva che talora concede qualche stacco di crash; ma i virtuosismi effettivamente non servono, contano le parole, taglienti, rabbiose, pesanti, colme di significatoDaddy comes into her room at night/ He's got more than talking on his mind/ My sister pulls the covers down »). La composizione più orecchiabile, o meglio dove si intravedono accenni melodici, è "Feels Blind", forse la meno coinvolgente a livello musicale perché relativamente "normale". Chitarra e basso all'unisono, batteria che alterna tribalismi a ritmi semplicissimi, persino la voce sembra non eccedere in sfuriate e stonature. Le liriche hanno un'impostazione poetica nel denunciare ancora una volta la mancanza di rispetto verso le donne da parte del genere maschile, e sono rivolte principalmente alle ragazze, incitandole a farsi valere per i loro diritti.

La finale "Thurston Hearts The Who" (dove Thurston sarebbe Moore, leader dei Sonic Youth) rappresenta a mio avviso il culmine del disco. E' un episodio sperimentale, sostanzialmente costituito da un discorso di Kathleen circa l'alternative rock del tempo, pronunciato in maniera veloce, concitata, piacevolmente tesa. La sparuta veste strumentale consiste in un loop di basso grave, accordi tristi, chitarre rumorose al limite del fastidioso, una batteria che all'inizio quasi inesistente, ma che infine sorprende per il suo incedere martellante.

L'impegno sociale/femminista delle Bikini Kill e soprattutto l'atteggiamento "maschiofobico" di Kathleen Hanna vennero criticati pesantemente dalle Hole nel brano "Olympia" e dai NoFX in "Kill Rock Stars" (« You can't change the world by hating men »). Ad ogni modo, le Bikini Kill hanno influenzato tantissimo sia gruppi alternative loro contemporanei, sia band punk al femminile dei nostri tempi, essendo state citate esplicitamente da The Donnas, Yeah Yeah Yeahs e Gossip.

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