«La sua musica è uno scudo eretto contro la grettezza umana».

Così Saffiyah si precipita in strada e dentro la testa le frulla quest'impeto di fare del suo corpo lo scudo contro i gretti.

Per le strade di Birmingham, quel pomeriggio, stanno marciando quelli dell'England Defense League, quelli che avanzano impavidi e indomiti a difendere la patria senza che la patria li abbia invitati.

Figurati la scena, quando Ian vede Saira, la vede da lontano un chilometro, quel velo che le copre il capo, pare che prenda la rincorsa per avventarsi contro, nel mentre inveisce contro di lei e tutti quelli come lei, che sarebbero rose e fiori se l'Inghilterra fosse ancora degli inglesi.

Ian è alla testa di quel manipolo perché l'Inghilterra deve essere difesa, contro Saira e quelli come lei.

Pochi giorni prima, uno come Saira si è messo alla guida di un suv ed è piombato sulla gente che attraversava il Westminster Bridge, a Londra, falciandone cinque.

Sono le imprecazioni di Ian che prima attirano Saffiyah alla finestra del monolocale e poi la spingono giù per le scale fino in strada, con quella smania di erigere uno scudo contro la grettezza umana.

La dura legge della fisica sentenzia che un corpo pesante ne schiaccia uno leggero.

Ian è un bulldog, piccolo e tozzo e pure pesante.

Saffyiah è una chihuahua, slanciata ma leggera.

Però non esita a fare da scudo a Saira, frapponendo alle imprecazioni di Ian un sorriso disarmante, solo quello.

Finché arrivano i poliziotti e portano via Saffiyah, con quel sorriso sempre stampato in viso, e la marcia dell'E.D.L. riprende ad avanzare industurbata.

Non so se Saffiyah abbia mai sentito cantare Billy Bragg, ma mi piace pensare che lo conosca, così come mi piace pure pensare che sia una fanatica degli Specials.

Nel senso che sappia da che parte stare nella vita e, per quanto irrilevante, nei suoi ascolti, nelle sue letture e nelle sue visioni.

Billy Bragg, al contrario, Saffiyah la conosce certamente.

A lei ha dedicato «Saffiyah Smiles», una delle sei canzoni che compongono l'ep «Bridges Not Walls».

Billy Bragg è di quelli che sanno da che parte stare, quella parte l'ha scelta quarant'anni fa e non ha mai cambiato casacca né appeso la chitarra al chiodo.

Cita Francisco Goya come Anaïs Mitchell.

Continua a chiedersi se sia meglio votare rosso per sé o verde per suo figlio.

Se sia più protettiva la politica di Theresa May o quella di Donald Trump.

E comunque, in questi tempi che stanno cambiando, Billy rimane una incrollabile certezza e la sua musica uno scudo eretto contro la grettezza umana.

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