Siamo di nuovo negli anni settanta tanto per cambiare. Una corrente nota come "philly sound" inizia a prendere piede nel variegato mondo della black music. Il soul degli anni sessanta, quello di James Brown, Otis Redding e Aretha Franklin, giusto per farci capire dai meno navigati, si affaccia da un'altra finestra, quella di Filadelfia, la metropoli americana. Due produttori, fautori di quella che diverrà un'etichetta storica, la Philadelphia International Records, ovvero Kenny Gamble e Leon Huff, iniziano a pensare alla musica, a scriverla, ad arrangiarla.

Ma non cantano loro i propri brani. In questo contesto emergono nuove leve di cantanti soul. Lanciati dai due produttori, fanno fortuna personaggi come Teddy Pendergrass degli Harold Melvin & The Blue Notes, Lou Rawls, Jean Carn, Arthur Prysock. Ma non solo artisti solisti, escono fuori gruppi come gli O'Jays o i Trammps; questi ultimi non provengono da Filadelfia e non è sotto l'etichetta omonima che pubblicano canzoni: eppure, signori miei, il suono philly diventa l'ingrediente vincente della loro musica. E tra gli altri, in questa prosperosa situazione ricca e variegata, c'è un cantante che sembra uscito da un romanzo letterario: cilindro in testa, occhiali, barba folta, una voce fuori dal coro per la sua unicità, è Billy Paul.

Gamble e Huff, insieme a Cary Gilbert, scrivono per Billy una canzone. Un pezzo che parla di due persone, un lui e una lei che si frequentano assiduamente in un piccolo cafè. Non è ben chiaro se i due vadano anche a letto insieme, il testo non ne fa accenno. Ma sappiamo che lei è sposata con un altro uomo, con il signor Jones, perché lei in realtà è Mrs. Jones. La canzone Me and Mrs. Jones di questo parla: un incontro extraconiugale tra due amanti che provano qualcosa di importante l'un l'altra. Ma il matrimonio di lei parrebbe ancor più importante tanto che, terminato l'incontro galante in quel locale dove nel jukebox suona la loro canzone preferita, i due tornano ciasciuno per la propria strada. Si rivedranno domani, ancora una volta, perché forse il loro rapporto è qualcosa che va oltre il sesso. Forse si amano nel profondo.

A volte è difficile capire quale canzone sia o meno un capolavoro. Ebbene, senza ombra di dubbio questa lo è. Il testo, nella sua semplicità è già stupendo. Sensuale al punto giusto, evita qualsiasi tipo di sviolinata. Ma a fare la differenza sono due elementi: la musica, badate bene, con il suo arrangiamento originale del 1972 e la voce del suo interprete, Billy Paul. Perché quel suo timbro così caldo e rassicurante è un sogno fatto voce. Un artista, ahimè, oggi poco ricordato, ma che con questo pezzo, e basterebbe questo pezzo, è entrato nella leggenda.

Mi capita spesso di ascoltare questa canzone e ogni volta è ESATTAMENTE come la prima volta. Terminato il primo ascolto mi è difficile passare oltre: così la rimetto da capo. In cuffia, in stereo, in macchina, non importa. Una delle canzoni più belle che abbia mai ascoltato. Lunga vita alla black music. E tu, Billy, con la tua signora Jones, hai raggiunto l'eternità.

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