Che mi hai portato a fare in goppa a Posillipo se non mi vuoi più bene?

Aggrappato ad un albero in bilico…

Travolti da un insolito destino…

Cos’è successo tra mio padre e tua madre?

Questo il titolo italiano (di_merda) di una deliziosa pellicola del ‘72 targata Billy Wilder e girata interamente in Italia. E pensare che il titolo originale è Avanti! (già ce l’hai il titolo in italiano… cazzo vai ad arzigogolare?) Eh vabbè.

Wendell Armbruster Jr. (Jack Lemmon) erede di un magnate di Baltimora con interessi nell'industria e nell'attività estrattiva, arriva un sabato a Ischia per recuperare il corpo del padre, ivi deceduto in un incidente d'auto. Il padre, noto in patria per la sua reputazione impeccabile, per oltre dieci anni aveva trascorso quattro settimane all'anno a Ischia, dove per tutto quel tempo aveva tenuto una relazione segreta con una donna inglese, morta anch'essa nell'incidente. Armbruster Jr.conosce Pamela Piggott (Juliet Mills), figlia dell'amante del padre, anch'essa a Ischia per i funerali della madre…

Ecco l’incipit di questa commedia-fiume (140 minuti!) piena zeppa di trovate, gag, personaggi, situazioni, imprevisti, colpi di scena e il diavolo se la porti. Una scenografia naturale da sogno: Ischia, il mare, il Vesuvio, l’Hotel Excelsior, l’Italia dei primi anni 70 mostrata attraverso i suoi personaggi, fin troppo caricaturale, macchiettistica e cliscettata ma la cosa è voluta, un’esagerazione studiata al servizio della risata facile, talvolta di grana grossa, e qui si vede l’influenza della commedia all’italiana che inevitabilmente ha contaminato questa pellicola stelle/striscie, non fosse altro per l’imponente stuolo di comprimari, che però danno colore e struttura ad un film dal ritmo incalzante e sincopato.

Molti sono gli elementi che caratterizzano il film (insomma la roba che trovi da piena zeppa di in poi qualche riga sopra). La 500 bianca della famiglia Trotta ad esempio, che sfreccia indiavolata per i tornanti di Ischia. I 17 tipi di pasta, l’orchestra, i calzini di Jack Lemmon, il romanticismo italico, terra dell’amore, del buon cibo, della musica, del sole… è su questi dettagli che focalizzo la mia attenzione perché rappresentano il corpus di un film senz’altro ottimamente interpretato da un Jack Lemmon straordinario come suo solito e da una grande Juliet Mills, qua al suo apice. Tuttavia, per farla breve, il contorno è all’altezza della ciccia e forse è pure più buono. Personaggi stravaganti e sopra le righe, talvolta indimenticabili, su tutti un giovane Pippo Franco (sì avete capito bene) nelle vesti di Matarazzo, un funereo impiegato comunale. La sequenza delle firme sulle carte bollate per rimpatriare le salme è da antologia, da risate a crepapelle, si resta impressionati dalla bravura del giovane Pippo, comico nato.

Poi c’è Antonio Faà di Bruno il duca-conte di Fantozzi al casinò (e la smetta di toccarmi il culo!) che qua è il concierge dell’Hotel, beh fa strano vedere un ducaconte-lupmann-figl-di-putt nelle vesti di un sottoposto ma tant’è. Il direttore Carlo Carlucci (Clive Revill) invece mi ha lasciato perplesso. Nel film interpreta un italiano ma lui italiano non è e quando parla in italiano si sente il suo accento britannico. La cosa per noi italiani è senz’altro straniante, stonata, fuori posto ma Wilder decise così, pare che per il ruolo del direttore venne proposto a Mastroianni che rifiutò quindi a Nino Manfredi e Romolo Valli che però vennero scartati temendo che il loro accento italiano sarebbe stato troppo marcato per il pubblico americano… sta cosa non mi torna tanto… nel mio immaginario mi piace pensare che Nino (il mio dio degli attori) fu scartato perché sennò si sarebbe mangiato Lemmon o come minimo spesso gli sarebbe andato “sopra”. No, non sto scherzando… ah poi c’è il cameriere-ricattatore Bruno, Gianfranco Barra, uno dei più grandi caratteristi di sempre, andatevi a vedere il suo curricula. Poi c’è Senza Fine di Gino Paoli, motivo centrale del film. Che altro dire? Calcolate che non vi ho anticipato manco la metà della roba che troverete in questo moltolungo-metraggio. Ah, fa strano pure vedere il nudo integrale della Mills in un film di Wilder ma siamo nel ’72 in piena spinta di libertà dei costumi. Meno male che 50 anni dopo siam tornati al new-medioevo, alla censura, era ora!

Permesso?

Avanti!

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