C.C. Baxter è un modesto impiegato in una grande compagnia di assicurazioni e vive in affitto in un piccolo ma confortevole appartamento, perfetto per uno scapolo.

Succede che un giorno uno dei suoi superiori gli chieda in prestito l’appartamento per una sera, una sortita segreta extra-coniugale, magari proprio con una modesta impiegata come lui di questa grande società.

Presto si sparge la voce, tra i capi e i capetti, su questa discreta e segreta alcova ed il povero Baxter, che proprio non sa dire di no ai suoi superiori, invischiato via via in una sorta di ricatto moral-lavorativo (vuoi fare carriera Baxter? Vuoi che ti raccomandi all’ufficio del personale per una promozione?) si ritrova a passare le serate all’addiaccio, sotto la neve o addirittura in ufficio, facendo straordinari non richiesti e non pagati.

Poi succede qualcosa.

I “qualcosa” nei film di Billy Wilder sono i “necessari” colpi di scena che in un soggetto cinematografico di questo tipo, siamo nel comedy-drama, conferiscono uno svolgimento imprevedibile, sono la diavolina che accende il barbecue, sono il sale nella pasta, la paprika sui gamberetti alla piastra spagnola, eccetera.

Le sceneggiature di Billy Wilder, i film di Billy Wilder, sembrano delle vere e proprie partiture musicali di un’opera di musica classica. Un crescendo di elementi, di strumenti, colpi di grancassa (i gong dei colpi di scena) ed inserimento di strumenti perfettamente in armonia coi precedenti (i dettagli, le trovate).

Impressiona, soprattutto, come tutto si incastri alla perfezione nei tempi e nei modi, in un andamento “circolare” che si completa nella classica chiusura del cerchio, un cerchio perfetto, il buon Giotto non avrebbe nulla da ridire.

Se non si fosse ancora capito, i film di Billy Wilder, nel loro andamento e svolgimento, restano tra i massimi esempi di ogni tempo su come si scrive di cinema. Per questo film si avvale della collaborazione dello sceneggiatore I.A.L. Diamond presente in veste di sceneggiatore anche nel film precedente, ancora con Jack Lemmon che verrà menzionato in seguito.

Eh sì che poi ciò che hai scritto lo devi mettere in campo ma come disse Henri George Clouzot (tra i più grandi e “maledetti” registi francesi dell’epoca) in un’intervista, una volta che hai scritto il film dopo lo devi “solo” girare. E come girava Billy Wilder ragazzi, che tecnica, che proprietà di palleggio, che visione di gioco, che spettacolo amishi! direbbe Josè Altafini. Ma Wilder faceva eccezione. Talvolta era sua consuetudine iniziare le riprese quando magari la sceneggiatura era solo a metà, per poterla modellare e plasmare sui personaggi in corso d’opera. Una tecnica rischiosa, un trapezista senza rete ma dava la misura del genio creativo di Wilder, roba che quindi manco lui sapeva come sarebbe finito il suo film!

Adesso metti che gli interpreti siano dei fuoriclasse. C.C. Baxter è Jack Lemmon, 35 anni all’epoca, reduce dal celeberrimo “A Qualcuno Piace Caldo” commedia indiavolata (e clamorosa) con Tony Curtis e Marilyn Monroe.

Lemmon sfodera un’interpretazione da applausi. Lemmon e i suoi tic, le sue espressioni, come recita soprattutto col viso (è la vecchia scuola, Lemmon è uno della nuova leva recita con il sonoro ma ha imparato alla grande la lezione dei suoi grandi predecessori, gli attori del cinema muto che recitavano con gli occhi, con le smorfie, con il corpo, altri “mostri”). Ad ogni modo incarna alla perfezione la figura dell’impiegato medio americano, scapolo sui 35, servile ed efficiente quanto basta o forse ancor di più. Il clichè dell’uomo medio senza particolari ambizioni o velleità. Sarà l’amore a trasformarlo e trascinarlo in un gorgo limaccioso e infido, finalmente si sporcherà le mani, finalmente cercherà di prendere in mano la sua vita.

C’è Shirley MacLaine, una predestinata, che a 20 anni debutta ne “La congiura degli innocenti” di Alfred Hitchcock e tre anni dopo “L’appartamento” consacrerà il suo talento interpretando “Irma” (la dolce). Shirley è Miss Kubelik, ascensorista (era una scheggia come dattilografa ma commetteva troppi errori di ortografia e così l’hanno sbattuta a dirigere gli ascensori) dell’enorme grattacielo sede della multinazionale. “si è tagliata i capelli Miss Kubelik? Sta bene con i capelli corti!” “davvero signor Baxter? Grazie, lei è molto gentile, è l’unico che si toglie il cappello quando entra in ascensore”.

C’è il capo dei capi Mr Sheldrake interpretato da Fred McMurray, vecchia volpe del cinema americano dell’epoca, lo troviamo ne “La fiamma del peccato” sempre di Wilder del ’44. Sheldrake è un bell’uomo, alto, potente, sicuro di sé a lui tutto è dovuto, anche l’appartamento di Baxter se necessario.

Wilder alza il tappeto, del resto sotto il tappeto si vedeva uno strano rigonfiamento (di polvere). Non si limita ad alzarlo ma te lo sbatte in faccia energicamente e la polvere ti entra nel naso. La critica alla società (rampante) americana con l’avvento degli anni ’60 è servita. Niente di nuovo sotto il sole: imbrogli, ricatti e sotterfugi, abuso di potere, cose conosciute, pratiche da sempre esercitate dagli oppressori nei confronti degli oppressi, un sogno americano a metà, un incubo nell’altra, una luna a 360°, che per vederne il “dark side” devi fare il giro, ti accompagna Billy.

Carico i commenti...  con calma