Recensire uno split non è mai un lavoro semplice, poiché si entra in contatto con delle realtà che a volte presentano differenze marcate tra di loro, spesso stilistiche ma qualche volta anche tecniche.
E’ un discorso abbastanza antipatico da fare, ma penso che un esempio sia proprio questo dischetto della durata di circa quaranta minuti. Esso pone a confronto, infatti, “Totenheer”, il lavoro dei Bilskirnir composto da quattro tracce, con le tre songs di “Rammbock”, fatica dei Finsterwald, band emergente, decisamente inferiore sia come idee che come tecnica ai loro compagni di split. Il fatto è che probabilmente la loro presenza su questo disco è dovuta più alla amicizia con Widar, mente ed unico membro dei Bilskirnir, che a loro meriti particolari. Con questo non intendo stroncarli, la band è comunque parecchio giovane ed essa stessa è cosciente dei suoi limiti e all’interno del booklet, infatti, oltre a ringraziare il loro mentore Widar, si scusa della scarsissima qualità del materiale registrato addirittura in presa diretta!
Aprono il tutto i tedeschi Bilskirnir, sfoggiando nella maestosa titletrack, un riffing ispiratissimo e sicuro nel suo ritmo cadenzato, accompagnato da una batteria semplice ma efficace. La voce è pastosa, non flebile come spesso scelgono i cantanti del genere, e dei leggeri effetti – soprattutto un riverbero appena accennato- contribuiscono a renderla ancora più accattivante; la canzone scorre fluida per cinque minuti, per poi arrestarsi e concedere all’ascoltatore due minuti di suadentissima chitarra acustica, i cui arpeggi accompagnano l’orecchio fino alla seguente “Asa-Tyr”.
Inizia il lamento di una chitarra malata, il cui suono ricorda assolutamente le opere più depressive del Conte Grishnack – per la precisione il sound è molto simile a quello riprodotto in “Dunkelheit” -; la voce non è da meno, la disperazione è quasi palpabile mentre una seconda chitarra sovraincisa scandisce il tempo con accordi maestosi dalla lentezza esasperante. Si conclude lentamente, scemando fino a sparire del tutto e a lasciare posto a una cover pescata appunto da “Filosofem” di Burzum: “Gebrechlichkeit” inizia il suo strisciare morboso, inarrestabile verso il cervello dell’ascoltatore. La canzone è stupenda e i Bilskirnir non fanno altro che riproporla abbastanza fedelmente, dimostrando una totale devozione alla causa.
A concludere i loro sforzi c’è “Ausklang”, trenta secondi di puro relax, prima dell’attacco dei Finsterwald. Essa, infatti non è altro che una outro acustica, un semplice ma bello arpeggio di chitarra classica, che ricorda un po’ dei ritmi medioevali.
E’ il turno dei Finsterwald, anche loro provenienti dalla Germania, band attualmente formata da un duo ma, all’interno di questo split, rappresentata da ben quattro membri tra i quali il già citato Widar e Fafnir, uno dei fondatori insieme a Nidhoggr e Braswelgr, il quale in seguito lascerà la band per problemi di abuso di droga.
Dopo i suoni di una battaglia inizia il velocissimo riff di “Rammbock”, canzone in pieno stile raw black metal dalla batteria tiratissima e dai suoni veramente sporchi. Troppo sporchi, e così la song scade subito in una accozzaglia di suoni, dove l’unica cosa distinguibile, a parte la batteria, è un veloce riff di chitarra molto acuto. La voce è raramente udibile e non mi impressiona più di tanto. Le cose purtroppo non migliorano con la successiva “Die Reise des Tyrannen in das transzendetale Reich der Finsternis”, canzone molto lenta e piuttosto noiosa; le idee ci sono ma secondo me sono ancora un po’ troppo confuse e, sicuramente una registrazione a tracce avrebbe sicuramente reso il tutto molto più godibile.
A chiudere il disco c’è una cover dei Graveland “Through the Occult Veil”, resa in maniera un po’ confusionale ma accettabile e del resto non molto dissimile all’originale. Consigliati solo ai maniaci del genere.
In conclusione si può dire che il voto che vedete lì sopra è una sorta di media dei due gruppi in quanto, essendo onesti, avrei dato un bel quattro ai Bilskirnir e solo due stellette ai più giovani Finsterwald, aspettando un loro lavoro migliore. Disco comunque interessante, se non altro per la testimonianza di due band genuine che amano suonare del sano black metal senza troppi orpelli.
Elenco e tracce
Carico i commenti... con calma