Musica da bambini

Diventare genitori, oltre che riempiti di gioia, nutrire la tua parte spirituale, responsabilizzarti, farti perdere ore di sonno PER SEMPRE (come se lavorassi in fabbrica pure il weekend), e altre banalità simili, porta con sé simpatici lati nascosti.

Uno di questi è confrontarsi con un essere vivente piccolo, ma con i suoi gusti spesso ben definiti, e soprattutto privo di preconcetti. Uno all'inizio non ci pensa, ma è una delle cose più belle (veramente) di essere genitori.

Se si è maniaci dei dischi, avrete capito, ben prima della nascita ci si fa duemila pippe cercando di programmare l'educazione musicale del nascituro, perchè l'incubo ricorrente è la cicciona brufolosa del quartiere che sentiva gli Snap, e ciò non può e non deve accadere. Purtroppo la realtà, nuda e cruda, è che ai bimbi di quello che piace a voi non frega un emerito cazzo, e obbligarli a sentire i Devo può solo provocargli dei danni, a 2/3 anni.

Quindi il mio consiglio è: iniziate con musica abbastanza lineare e melodica, i Beatles sono l'esempio perfetto, mia figlia impazzisce per All Together Now, ad esempio. Ma attenzione, che i piccoli mostri nella maggior parte dei casi, scelgono da soli quello che gli piace. Così come i bimbi sono la cartina al tornasole della nostra capacità emotiva, così lo sono riguardo alla bontà della musica che ascoltate.

Così capita che uno distrattamente appoggia sul piatto il nuovo vinilozzo di quei cazzoni dei Black Lips, e, apriti cielo! Sulle note garage (molto) pop di “Modern Art”, mia figlia, e credo molti altri pargoli, impazzisce letteralmente (interessante reazione, visto che il pezzo parla di andare in trip alle esibizioni di arte moderna!).

Saranno diventati mezze star underground, avranno pure ripulito i suoni (qui han chiamato addirittura Mark Ronson fra gli altri produttore anche della dipartita Amy Winehouse), ma il loro livello di cazzonaggine non sembra calare, come la capacità di scrivere canzoni killer da due minuti che ti si impiantano nella corteccia per mesi interi.

Dirò una bestemmia, lo so, ma sembrano gli unici a portare avanti l'eredità musicale dei Ramones, stessa capacità di sintesi, melodia e testi allucina(n)ti. E novità, oltre che la produzione meno raw di sempre, è l'introduzione di strumenti alieni all'ambito garage purista precedente (sulla bellissima “Family Tree” compare un sax impazzito, sulla sopracitata "Modern Art" e“Bone Marrow” quello che sembra un Theremin).

Difficile dire i pezzi migliori, “Arabia Mountain” non ha in pratica pezzi scarsi. Dal quasi power pop di “Time”, “New Direction”, e “Go Out And Get It”, passando agli standard garage di “Bicentennial Man” e “Noc-a-Homa” arrivando ad episodi che spaziano dai Beach Boys di Smile (“Bone Marrow”), a un mix fra Them e 13th Floor Elevators (“The Lie”) e incubi proto lisergici (“You Keep On Running”) ce n'è per tutti i gusti.

In conclusione il miglior disco dopo “Let It Bloom”, e di sicuro il preferito di mia figlia!

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