Mi meraviglio davvero tanto che nessuno degli esimi qui presenti abbia recensito questo disco.

Chiamarla cold wave, quando sotto la cenere arde il fuoco fatuo di sentimenti defunti, è un po' un controsenso. Lo strazio ha due possibili connotazioni a mio avviso: può essere una condizione agrodolce, in cui crogiolarsi così come può essere claustroscopìa pura, analisi della chiusura, che di per sé è già data come fatto.

Quindi, in questo che per me è il migliore album in assoluto del 2012, il filo conduttore è la morte della paranoia, oppure la terapia forzosa su di un corpo umano che ha provato sentimenti ma che dà segno percettibile della sua presenza tra noi solo attraverso i suoni e le linee tracciate da macchine.

Insomma, non perdetevelo questo album che saprà come farvi stare ai primi ascolti con due piedi in una scarpa. Di pelle nera, brutta come quelle dei becchini.

Saprà come farvi ripensare a tutto ciò che avete intorno come un paesaggio visivo e sonoro pieno di nullità. Saprà come farvi sentire alieni in un mondo che era meglio non scoprire. Non ci sono pillole che contengono muscoli o sabati sera dietro cui nascondersi quando si ascoltano i Black Marble. E finalmente, il candore del marmo è stato definitivamente cancellato.

Che sia nero, cazzo, se deve essere sempre così gelido.

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