Musichette da videogame, soundtracks immaginari dall'isola che non c'è e tutta una serie di suoni prodotti da macchine fortunatamente inutili. Ah, bello il copia e incolla. E bella, anzi bellissima, questa elettonica vintage e destrutturata, sfuocata e insieme squillante. Dalla cameretta/laboratorio escono colori carichi di una vibrazione segreta e (fantastico!!!) la mente si accende come una lampadina. Se il cantante poi è uno spiritello robotico, una specie di teletubbies come dice il manuale, ecco, mi accendo ancor di più. Nel caleidoscopio/patchwork sibilano allora parole tra il primitivo e l'infantile. Son frasi come “perché il sole tramonta, perché andiamo tutti via” oppure “non voglio l'inverno, non posso sopportare che tutto finisca”, insomma la vita e la morte a braccetto con la giocoleria, ma così, con l'aria di niente e solo una puntina di straniante inquietudine. E comunque i freaks stavolta son finiti nella stanza dei giochi e tutti gli errori non sono più errori ma licenze poetiche. Attenti, non potrete più farne a meno. Trallallà...

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