Nel 1990 i Black Sabbath pubblicano il terzo album col loro cantante più sottovalutato, il quinto della loro storia (dopo Ozzy, R. J. Dio, Gillan e Hughes): Tony Martin. La band (completata dall'immancabile Iommi alle chitarre, Murray al basso, Powell alla batteria e Nicholls alle tastiere) è lontana anni luce musicalmente parlando da quella originale (pioniera del doom) ma si avvicina a quella con Dio; è cioè un mix tra hard rock e epic, con testi ispirati alla mitologia scandinava.
L'album si apre con una delle migliori song dell'album: "Anno Mundi". Aperta da un dolce arpeggio e un coro in latino, la canzone si caratterizza per un bellissimo ritornello in cui Martin esclama: As the wind in the night blows cold, your eyes are burning. La seconda track è la velocissima "The Law Maker", in cui la parte del padronne la fanno le chitarre di Iommi (tra bellissimi riff e assolo) e la batteria (coi suoi colpi sulla cassa). La terza canzone è la stupenda "Jerusalem" con delle tastiere veramente evocative e un ritornello dannatamente heavy e melodico allo stesso tempo. La numero 4 è anche la più lunga dell'album (6.44 min) "The Sabbath Stones" con un ritmo cadenzato nelle strofe, un ritornello per chitarra acustica e un una cavalcata strumentale mozzafiato nel finale. Segue una mini-suite divisa in 3 canzoni: "The Battle of Tyr", uno strumentale per tastiera, "Odin's Court", suonata con sola chitarra acustica e voce, e "Valhalla" suonata magistralmente da tutti e con un ispiratissimo Martin. "Feels Good to Me" è una ballata con venature blues (ne fu girato pure un video) mentre chiude la terremotante "Heaven in Black" veloce e diretta.
In definitiva un album rimasto ingiustamente nell'ombra solo perchè non suonato dalle formazioni più rappresentative di questa band dalla lunga e gloriosa carriera. Da riscoprire.
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