Le vette non sono che uno sguardo sospeso tra malinconia e paura. L'anima che per un attimo guadagna la vista dominante.

Come la melodia danneggiata di traccia uno se a precederla è il sapore elettrico della pioggia. Poco male se lassù la grazia incespica e trema.

Poi uno sferragliamento, insieme meccanico e tribale, è il primo colpo al cuore. I sogni fan presto a diventare incubi.

Traccia due è una beata ossessione che illumina e scava. Il cielo abbraccia un bordone implacabile alludendo all'ordine che tiene insieme le cose. In ogni caso, probabilmente, siamo tutti pazzi.

Tre, quattro, cinque, sei, sette son sassolini bianchissimi, poi briciole di pane. E' pericoloso perdersi nel bosco. E' impossibile non perdersi nel bosco.

Tra l'altro si sta facendo notte. Nulla potranno le fiammelle di minimal music, le miniature alla Moebius Roedelius.

Nulla...

Otto è un allarme cosmico, nove un incubo riuscito. Immaginate dei Popul Vuh affiliati alla paranoia e non all'estasi.

Dieci è una strana cinematografia sospesa, l'incongrua melodia che ti riporta a casa. Anche questa volta Pollicino è salvo.

Che disco!!! Ci sono tutti i suoni della città dell'inconscio. Crepitii, strumenti giocattolo, campanelli, voci occultate, terrificanti scie mono accordo.

Hyde è un guerriero punk, Jekill lo spirito del bosco. E questa meraviglia la mia attuale isola di suono.

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