L’ottavo e per ora ultimo album della formazione georgiana di Southern rock, la migliore sulla piazza nel suo genere senza alcun dubbio, è uscito all’inizio di quest’anno e conferma appieno la loro classe e forza.
“Dig a Hole” in apertura è un discreto hard rock blues che procede roccioso nelle strofe e poi si apre nei cori al ritornello. “Hammer and the Nail” è un hard rock non molto ispirato melodicamente che trova il suo punto di forza negli incisivi suoni di chitarra. “Like It Was Yesterday” è ben condita di incisiva slide guitar e procede con melodie molto classiche e ortodosse (dal punto di vista de rock made in USA), a’la Bruce Springsteen o Tom Petty. “Be So Lucky” esce per prima dai canoni Southern, accrescendo la componente melodica, ed è dotata di un convincente assolo di chitarra.
“Azalea” è acustica ed è la prima meraviglia dell’album. Charlie Starr vi canta, conturbante e appassionato, una bellissima ed ispirata melodia abbellita da ricami di mandolino e organo. Il disco ottiene il suo definitivo decollo col rock sudista molto corale e pestato “Don’t Mind If I Do”, per poi frenare di nuovo il ritmo colla mirabile “Watcha Know Good”, canto confidenziale e slide guidar strascicata e ammiccante, roba di classe.
“Other Side of Night” possiede la gaiezza e leggerezza dei Dobbie Brothers, molto “californiana”, semiacustica e guarnita di bellissimi, sorprendenti cambi di accordo. A contrasto, la successiva “Little Bit Crazy” esordisce con un coro soul/gospel a cappella e poi procede smargiassa e accessibile a tempo di rock’n’roll. E’ l’episodio più facile e commerciale dell’album, però delizioso… sentite l’assolo di chitarra con effetto Leslie. Chiude “Barefoot Angel”, lirica e strascicata nel suo fascinoso dondolio in tre quarti… Un valzer sudista, con meravigliosi cambi di accordo qui e là, altro vertice del disco e suo degno finale.
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