Se si dovesse usare una parola per descrivere Bayley Alexander Cook, in arte Blaze Bayley, sarebbe "tenacia". Credo di non aver mai visto nessuno avere una tale forza, una tale determinazione nel perseguire i propri obbiettivi. Altri che mi vengono in mente al momento sono Tony Iommi quando doveva far fronte a continue defezioni sia di musicisti che di pubblico negli anni Ottanta o Gary Holt, uno che, malgrado le mode, i revival e i cantanti che ti piantono nel mezzo del tour se ne è sempre fregato ed è sempre andato avanti con i suoi Exodus.

Hai trent'anni, da qualche anno canti in un gruppo discreto ma che mai ti darà fama mondiale (i Wolfsbane) e, dopo un'infinita serie di provini arriva la più bella notizia della tua vita: sei il nuovo cantante degli Iron Maiden. Ma quella che sarebbe dovuta essere una soddisfazione, diventa quasi un calvario: gli album non vendono, con gli altri del gruppo non vai d'accordo, sei sempre trattato come l'ultimo arrivato e i fan non ti sopportano più di tanto. E te lo fanno capire chiaro e tondo. Ed inoltre sei pure considerato quello che ha rovinato il più grande gruppo heavy al mondo. Può bastare? A questo punto che fai, dopo che ti hanno dato il benservito? Ti fermi, pensi, capisci che forse non è tutta colpa tua se le cose ti sono andate male e riparti. Pian piano. Un per po' per volta ti circondi ti gente fidata, la tua eterna fidanzata-manager Debbie è sempre al tuo fianco e riparti. Credibilità zero. Fiducia zero. Una strada in salita come pochi. Ma fatto sta che ce la fai. Un seguito non amplissimo ma fidato e la stampa, che averla contro non è mai buona cosa, che una volta tanto riconosce i tuoi meriti.

Ma visto che le cose non possono mai andarti bene per troppo tempo dopo qualche anno ed una manciata di album (nessuno dei quali ha venduto cifre astromiche) proprio quel gruppo che avevi messo insieme con tanta cura, pezzo per pezzo, musicista per mucista..ti pianta in asso. Ingaggi qualche turnista per finire i concerti in programma, tenti di rimettere in piedi una formazione un minimo decente ma poi ti fermi di nuovo. Capisci che è il caso di aspettare. E aspetti fino al 2007, quando in Polonia ti invitano ad un festival e capisci che forse c'è ancora qualcuno che ti apprezza. A quel punto, per l'ennesima volta, ti metta alla ricerca di gente di cui fidarti, gente capace, lavori duro ed il risultato di tante frustazioni e insoddisfazioni prende la forma di questo "The Man Who Would Not Die". "L'uomo che non morirà": una dichiarazione di intenti. E naturalmente anche stavolta fai l'unica cosa che sai fare: cantare e scrivere canzoni. Perchè a conti fatti "The man.." è davvero un cd ben fatto, con validi pezzi, che dal vivo sicuramente faranno un figurone, suonato da una formazione affiatata quanto basta.

Malgrado il cambio di nome, lo stile del gruppo non si differenzia più di tanto da quanto fatto in passato con i Blaze ed evidentemente la decisione di non presentarsi con il vecchio marchio è semplicemente da imputarsi alla volontà di Bayley di fare piazza pulita di quanto fatto in precedenza. Nome diverso, stessa qualità. I brani sono massicci, ben studiati, e davvero nulla sembra lasciato al caso. Ciò che fa rabbia e che Blaze negli ultimi anni ha prodotto materiale molto migliore rispetto a quello registrato con i Maiden (i Wolfsbane nemmeno li considero perchè era troppo giovane ed oggi se li ricordano in quattro gatti), ma evidentemente nessuno se ne è accorto. Senza andare a pescare nel vecchio repertorio dei Blaze, basta ascoltare le varie "The Man Who Would Not Die", "Samurai" o "At The End Of The Day" per rendersi conto di come ci si trovi davanti ad un gruppo di primo livello, che francamente meriterebbe palchi ben più importanti di quelli su cui di solito suona. Un pezzo come "Waiting For My Life To Begin" è molto meglio della gran parte del materiale registrato negli anni Novanta e farebbe la sua figura su un qualsiasi disco degli ultimi Maiden, ormai, evidentemente, troppo presi dallo sfidare loro stessi a registrare album sempre più lunghi, ma spesso privi di mordente.

Il problema dove sta allora? Che il metallaro medio dia troppa importanza al nome scritto in copertina e non all'effettiva qualità della musica? Possibile, altrimenti non capisce come un gruppo come gli Exodus (giusto per tornare al discorso fatto prima) sia eternamente considerato di serie b mentre i Metallica continuino a riempire palazzetti malgrado abbiano massacrato negli ultimi quindici anni la loro credibilità con dischi davvero imbarazzanti. Ma alla fin dei conti qualcuno di voi crede che tutti questi discorsi possano scalfire la tenacia del Signor Bayley? Visti i risultati, pare proprio di no.

Formazione:


Blaze Bayley: voce
Nicolas Bermudez: chitarra
Jay Walsh: chitarra
David Bermudez: basso
Lawrence Paterson: batteria

Scaletta:

1. The Man Who Would Not Die
2. Blackmailer
3. Smile Back At Death
4. While You Were Gone
5. Samurai
6. A Crack In The System
7. Robot
8. At The End Of The Day
9. Waiting For My Life To Begin
10. Voices From The Past
11. The Truth Is Gone
12. Serpent Hearted Man

Elenco tracce e video

01   The Man Who Would Not Die (04:35)

02   Blackmailer (04:43)

03   Smile Back at Death (07:38)

04   While You Were Gone (05:27)

05   Samurai (05:39)

06   A Crack in the System (05:53)

07   Robot (03:10)

08   At the End of the Day (03:39)

09   Waiting for My Life to Begin (05:10)

10   Voices From the Past (05:55)

11   The Truth Is One (04:22)

12   Serpent Hearted Man (06:15)

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Altre recensioni

Di  Pasko

 Un ottimo cd, praticamente perfetto per le corde vocali di Blaze.

 La solita professionalità dei membri della band in fase strumentale.