La scuola Hard & Heavy tedesca è sempre stata molto prolifica ed ha altresì riscosso tantissimo successo. Basta ricordare nomi come Accept o Scorpions, per capire l'importanza della tradizione musicale del Paese teutonico.

Sul finire degli anni '80 comincia la sua attività un nuovo gruppo, che ha come progetto quello di creare una band power metal di stampo epico. Il nome scelto è Blind Guardian, ispirato dalla canzone "Guardian of the Blind".

I componenti del gruppo sono: Andrè Olbrich e Marcus Dork alle chitarre, Hansi Kürsch alla voce e al basso e Thomen Stauch alla batteria.

I quattro musicisti di Krefeld pubblicano il loro primo album nel 1988, titolato "Battalions Of Fear". C'è da sottolineare il fatto che le opere prime, per la maggior parte dei gruppi, spesso non sono indicative per la loro carriera futura. Ecco che, quindi, il primo album dei "Bardi di Krefeld" si presenta come un power metal molto grezzo e diretto, ma con dei testi già permeati dalle ambientazioni tipiche della narrativa epica (molteplici sono i riferimenti al "Signore degli Anelli" di J.R.R. Tolkien). Si tratta di un album eterogeneo, tutte le tracce sono intrecciate e collegate in un unico stile, che è quello tipico del power metal classico: canzoni ad alta velocità, con ampio utilizzo sia della doppia cassa che del doppio pedale, il quale conferiscono un tappeto ritmico incessante ed incisivo, a tratti, però, anche fastidioso.

Il disco si apre con motivetto da valzer, ma è solo un'illusione: le chitarre di Olbrich (solista) e Dork (ritmica) introducono "Majesty", molto solenne nella sua esecuzione. Sullo stesso stile anche "Guardian of the Blind" (secondo il gruppo ispirata al romanzo di S. King “It”). La marcia strumentale di "Trial by the Archon" si collega con "Wizard's Crown". E' da sottolineare la bellissima prova di Olbrich, il quale crea riff epici per poi esaltarsi con l'alta velocità in assolo emozionanti.

Tutte le canzoni sembrano costruire un'unica mega-traccia, così senza rendersene conto si passa a "Run for the Night" (dove si registra una bella prova corale) e "The Martyr".

"Battalions of Fear" è il pezzo che regala più emozioni, caratterizzata da cambi di velocità e da motivi solenni ed impotenti. La giovane voce di Kürsch graffia e mostra una gran voglia di fare. "By the Gates of Moria" è il suo continuo strumentale.

La chiusura dell'album è affidata a "Gandalf's Rebirth" (il riferimento epico balza subito agli occhi), che mostra l'assenza del doppio pedale, facendo di essa un bellissimo esempio di tipico metal teutonico. Insieme alla title-track è la più godibile.

Con questo album rozzo e duro s'affacciano al mondo del power metal "I Bardi", senza ombra di dubbio tra i migliori esponenti del genere (e successivamente anche i più versatili).

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