“Soup” segna il ritorno ed al contempo la fine dei Blind Melon a tre anni di distanza dal multi-platinato disco omonimo d'esordio.
Se quel lavoro era stato trainato dal successo del singolo simil-figlio dei fiori “No Rain”, e caratterizzato da pezzi di struggente delicatezza come “Change” o rabbiosa protesta adolescenziale come “I Wonder”, qua invece si da libero sfogo al lato più neo-psichedelico della band.
Le canzoni vengono presentate sotto forma di menù da tipico bar americano della Route 66, e non è difficile immaginarsi il cantante Shannon Hoon gettare appunti di locale in locale nelle pause tra un concerto e l'altro in una sorta di diario di viaggio.
I testi sono come al solito ispirati, ma, proprio come degli appunti, sono spesso molto criptici a rispecchiare il carattere complesso e problematico del frontman.
A un primo ascolto si può rimanere ingannati e passare oltre, ma se si riesce a entrare dentro alle immagini create dal connubio tra parole e musica allora rischiamo di trovarci di fronte a uno dei capisaldi del rock anni 90.
Gemme come “St. Andrew's Fall”, “Mouthful Of Cavities” e “Toes Across The Floor” vanno menzionate perchè sia amore a prima vista, “The Duke” per ricordarvi che non è mai facile entrare veramente dentro ad una canzone e quando pensi di conoscerla ti stupirà di nuovo; ed infine ci pensano brani come “Walk”, “Galaxie” e “Lemonade” ad accompagnare, allietare e, a volte, colmare certi momenti della vostra esistenza, anche i più cupi. In fin dei conti è questo il dono più grande che può lasciarci un ragazzo di puro talento di ventotto anni.
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