Con Melody Of Certain Damaged Lemons, i Blonde Redhead avevano riscosso un notevole successo di pubblico e soprattutto di critica, tanto da essere scelti dai Red Hot Chili Peppers come spalla per i loro live. 4 anni dopo, e 3 anni dopo l'EP Melodie Citronique, esce Misery Is A Butterfly, attesissimo nuovo album del trio italo-giapponese.
Il disco si colloca sulla stessa scia del precedente lavoro, segnando il definitivo passaggio dei nostri verso il pop d'autore e la tradizione cantautorale: 11 tracce in cui il noise degli esordi sembra definitivamente placato, dove le chitarre fanno solo da sfondo a più complessi arrangiamenti, quando, invece, un tempo, erano la colonna portante della musica dei Blonde Redhead.

Ed è proprio questa la pecca del disco, che si colloca sicuramente un gradino più in basso del suo predecessore: gli arrangiamenti risultano a volte troppo pomposi e il risultato, in alcuni casi, è stucchevole, quasi come se Pace & co. avessero compiuto il classico passo più lungo della gamba, perdendo quell'immediatezza che aveva reso Melody Of... un ottimo lavoro. Sia chiaro, Misery Is A Butterfly non è assolutamente un brutto disco, tutt'altro, è compatto e ben scritto, e pezzi come "Messenger", "Falling Man" e "Magic Mountain" sono senza dubbio di buon livello, ma è nella traccia conclusiva, "Equus", che i nostri sembrano dare il meglio, liberandosi di eccessivi orpelli e recuperando quella semplicità che lascia, così, ben sperare per il futuro.

Per il resto dobbiamo accontentarci di un buon album, che però deluderà i fan di vecchia data del gruppo, che avevano già cominciato a storcere il naso dopo In An Expression Of Inexpressible, e anche, in parte, tutti quelli che si aspettavano un nuovo Melody Of... Il giudizio, quindi, si rinnova per il prossimo disco, sperando che la farfalla dei Blonde Redhead possa spiccare definitivamente il volo. Voto: 3,5

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