Nel 1966 Bob Dylan aveva venticinque anni suonati ed era già vecchio, aveva scritto tutto il meglio della musica folk americana, sulla scia dei padri fondatori del genere, Woody Guthrie su tutti, ma, a parere mio, elevando di molto l'asticella, sia in termini di scrittura poetica che di fluidità musicale, in quanto il "suo" folk era già sporco di rock (e di blues), ma i fans della prima ora, cultori del genere, non guardavano oltre la chitarrina sfasciata e l'armonica a bocca che accompagnavano il giovane Bob sul palco. Nel 1965 Dylan aveva dato alle stampe Bringing it all back home ed Highway 61 Revisited e stava per pubblicare nel 1966, prima del concerto in questione, Blonde on Blonde, ovvero la Trilogia della sua celeberrima svolta elettrica. Nel 1965 aveva già iniziato la sua personale guerra con il "suo" pubblico sul palco americano, la sua terra, del Newport folk Festival . Qui siamo in Inghilterra, a Londra, perche' questo, come sottolinea giustamente il titolo dell'opera sulla cover, è il "Real", il vero live londinese all'Albert Royal Hall, a dispetto dei tanti famosissimi (e bellissimi) bootleg live intitolati Royal Albert Hall, ma che riprendevano in realtà il concerto a Manchester di nove giorni prima. La scaletta dei due concerti è identica, divisa, come Dylan usava fare in quel periodo, in due parti, la prima da folk singer, chitarra ed armonica, la seconda rock, accompagnato da quei musicisti straordinari che di lì a poco avrebbero dato vita alla The Band, gli Stones americani, a parer mio. Del primo lato (cd 1) sottolineo la stupenda Visions of Johanna, cantata con una voce a tratti dolce, cosa rara per il Dylan di quegli anni, ma qui il tema non è quello della protesta politico-sociale, ma quello della donna, di due universi femminili diversi, quello della donna passionale e quello della donna sentimentale; ancora del lato acustico sottolineo la stupenda Desolation row, portata avanti per dodici minuti in una trance atistica da pelle d'oca, Mr Tambourine man che qui supera gli otto minuti grazie ad un magistrale (e mai più ripetuto in seguito) assolo di armonica e la ancora inedita, al mometo del concerto, Just like a woman, seguita dal caloroso applauso del pubblico, di certo consapevole di aver ascoltato l'anteprima di un capolavoro. Il secondo lato (cd2) vede Dylan ingaggiare una vera e propria guerra con un pubblico che, come era stato a Manchester, non vuole strumenti elettrici sul palco e urla di tutto al suo ex idolo, il quale, già rodato dall'esperienza dell'anno prima a Newport, ricambia con un furore rock senza precedenti che a tratti anticipa la rabbia musicale del futuro (passeranno ancora molti anni) punk. Segnalo la bellissima Tell me, momma, giocata sull'organo del grande Garth Hudson, uno stile a cui molto dovra' Ray Manzarek, vera anima dei nascenti Doors, e Just like Tom Thumb's blues (con Dylan che prima di cantare dice al pubblico "andiamo, sono tutte canzoni di protesta !!!" , cioè tradotto da me..."ma di che vi lamentate ???") , la tiratissima Leopard Skin Pill Box Hat, che da sola può valere tutta la discografia del Stones, la magistrale Ballad of a thin man, anche questa pervasa da una trance artistica di Bob da brividi (e dall'organo di Hudson) e la conclusiva, furente e commovente, Like a Rolling stones, al termine della quale il pubblico, si arrende, facendo partire un fragoroso applauso: ha vinto Bob Dylan con buona pace del folk e dei suoi maestri.
Qualità audio eccellente, consiglio questo lavoro soprattutto a chi Dylan non lo conosce, potrebbe essere un buon modo per iniziare ad amarlo.
Carico i commenti... con calma