Avvertenza: la recensione svela la trama e il finale.

A metà di questo film girato da Bob Rafelson nel 1970 c'è una scena che è emblematica: Jack Nicholson interpreta Bobby che tornato a casa cerca di discutere con il padre conservatore da cui è fuggito anni prima e che ora è un paralitico apoplettico ormai muto. Ebbene il copione prevedeva che Bobby in lacrime doveva rivolgersi per la prima volta in vita sua con il cuore in mano al ferreo genitore. Solo che Nicholson non aveva nessuna intenzione di farsi vedere piagnucolante davanti al resto della troupe e Rafelson lo convinse promettendogli che avrebbero girato la scena su un promontorio isolato: la macchina da presa girava in automatico e il regista con la faccia rivolta verso il mare sorreggeva l'asta del microfono. Bobby in ginocchio davanti al vecchio sulla sedia a rotelle farfugliava che loro due non si erano mai trovati bene assieme e stavolta le lacrime arrivarono naturalmente perché lo stesso Nicholson non aveva mai conosciuto il suo vero genitore. Nella sua difficile infanzia gli avevano fatto credere che il nonno, un vecchio ubriacone irlandese, fosse il padre e Jack non aveva mai legato con lui.

Ma chi è Bobby? Per la prima mezzora del film sappiamo che è un operaio che lavora in un campo petrolifero in California e vive con Rayette (Karen Black), una sempliciotta e ingenua cameriera di un fast food che lui tratta sempre con insofferenza perché non ne è innamorato. Ma Bobby non è un semplice operaio, e la prova l'avremo quando, intrappolato in un ingorgo stradale, scende dall'auto del collega di lavoro per salire sul retro di un camion che trasporta un pianoforte a coda e la sua improvvisazione di una fantasia di Chopin lascia tutti a bocca aperta.

Robert "Eroica" Dupea è un disadattato che ha lasciato la sua famiglia benestante composta di talentuosi musicisti e il suo mondo fatto di convenzioni e conformismo. Ma nemmeno la vita da operaio con Rayette lo soddisfa: la mediocrità della fidanzata, la monotonia della giornata fatta di lavoro, pausa per il pranzo, ancora lavoro, televisione serale, aumentano la sua insoddisfazione rifiutando il paragone con un "meridionale fallito" come il suo collega. Continua a considerare speciale il suo destino ma allo stesso tempo rifiuta quello che potrebbe farlo diventare speciale, in poche parole è ancora più snob dei fratelli che non si sono disfatti dei loro valori borghesi.

L'opportunità di tornare nello stato di Washington dal padre in cattive condizioni di salute, gli dà la possibilità di confrontarsi di nuovo con il suo ambiente. Lo fa nel peggiore dei modi, litigando con una cameriera per avere un menù diverso da quello stabilito dal "regolamento" del ristorante, offendendo gli amici intellettuali con la puzza al naso ospiti della famiglia, seducendo la fidanzata del fratello bacchettone con l'esecuzione di un preludio di Chopin. E Catherine è una ragazza intelligente con cui può finalmente comunicare ma estremamente formale che alla fine sceglie di non andare con lui perché lo vede senza amor proprio: lei lo giudica, mentre la semplice Rayette lo accetta e allora Bobby si rende conto del suo completo fallimento.

Quando nella famosa scena sul promontorio vorrà chiarirsi con il padre, dovrà fare i conti ancora una volta con l'incomunicabilità e allora non gli resta che prendere la via del ritorno assieme a Rayette. E qui c'è una fantastica scena girata da Rafelson: la fermata alla stazione di servizio Gulf sotto la pioggia e Rayette che va al bar, mentre Bobby di fronte allo specchio della toilette per la prima volta si guarda " dentro". Abbandona giacca e portafogli e sale su un camion di legname in viaggio verso l'Alaska, la stessa meta dove era diretta un'autostoppista lesbica, disgustata dalla sozzura dell'America moderna, cui all'andata aveva dato un passaggio. Senza nessuna identità né protezione, la sua scelta, più che una ricerca di un nuovo incontaminato inizio, ha tutta l'aria di un bisogno di autodistruzione: al camionista che lo avverte che "lassù fa un freddo del diavolo", Bobby si stringe nelle spalle.

Appena 800.000 dollari provenienti dal ricavato di "Easy Rider" permettono a Bob Rafelson di girare un film cardine della nuova Hollywood. L'insoddisfazione di una generazione illusa dagli ideali della " summer of love" e poi costretta a confrontarsi con le regole del conformismo trionfante porta ad una situazione di compromesso oppure ad una soluzione di annientamento. Quasi quarant'anni dopo, con "Into the wild" di Sean Penn, quest'argomento è ancora attuale.

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