Caro Bobo,

non abbiamo capito un cazzo, ma tu sai dirlo meglio. Mi sono appena macchiato la camicia con due gocce di vino rosso, sono sicuro che è capitato anche a te.

Probabilmente dovrò buttarla, fortuna che era una D'Altieri comprata coi saldi dello scorso inverno. Poi io ho sempre detestato le camicie azzurro chiaro, ho sempre pensato che indossandone una mi sarei ritrovato inquadrato in una classe sociale, quella degli impiegati che aspettano la pensione degli ormai 67 anni, vedendomi chiusa ogni porta d'uscita, quella classe sociale che cerca corsi serali per liberarsi dalle otto ore di schiavitù e non per vero interesse, che si sente stanca tornando a casa e che arrivata ad un certo punto della propria vita compra solo camicie azzurre, appunto, oppure bianche con riquadri disegnati in rosso, marrone o sempre il fottuto azzurro, tovaglie ritagliate con due maniche attaccate sotto ad un colletto, spesso nemmeno slim-fit perchè la pancia avanza e ci si vergogna del proprio corpo. Non ci sto, in quella brodaglia, non del tutto, ma una camicia azzurro chiaro ogni tanto mi fa credere di esserlo. Quindi, guarda, meglio così. Forse, e dico forse, mi hai dato una mano tu visto che mentre cadevano le gocce di vino stavo lottando con il lettore cd del computer in modo che si aprisse e ci entrasse il tuo "Per amor del cielo". E' vecchio il mio computer, l'ho comprato nel Novembre del 2005 ed ancora scarico gli aggiornamenti di Windows XP, quindi capirai che ormai perde i colpi. Tra l'altro, XP è il sistema operativo Microsoft che terrà botta per almeno altri cinque anni, sappilo se ti interessa. Te ne frega una sega, lo so.

Ti scrivo oggi prima di vederti domani, chissà quanti saremo, ma se capitasse di essere in pochi non mi spiacerebbe, perché avrei voglia di stringerti la mano e chissà, magari te ne andrai subito borbottando due parole e crollerà l'idea che ho di te, quindi se ti scrivo oggi è perché ho voglia di scrivere all'idea più che all'uomo. La morte, bruttissima, di Marco Simoncelli mi ha dato un'ulteriore conferma che noi siamo molto più legati all'idea di una persona che non alla persona stessa, perché l'idea è quella che ci fa sognare mentre la persona è quasi sempre un baratro, quindi comprendimi. Non abbiamo capito un cazzo perchè la gente ama l'estate ed invece entrambi abbiamo voglia d'autunno, di foglie secche e dei colori più belli dell'anno, io non sono mai stato a Livorno ma "Viaggio d'autunno" mi fa capire che tutto sommato ad entrambi piacciono i ricordi, pensare in autunno ("dolcemente farsi male" come canti tu) è quasi un benessere perché vedi la natura che ti segue nei tuoi gesti, mentre porti alle labbra una Gitanes, mentre bevi un bicchiere di Morellino di Scansano, quando invece d'estate tutto sembra fuori luogo per nostalgici come noi.

Ci siamo già incontrati comunque, il 13 Giugno al Carroponte di Sesto ero in mezzo a quei cinquanta pellegrini che son venuti a vederti, poche anime che son venute a sentirti celebrare la vittoria all'ultimo referendum ed omaggiare l'autoerotismo in maniera poetica, sei costato 5 o 10 euro, ora non ricordo, e da lì m'hai tenuto compagnia per un'estate intera in cui ho vissuto momenti fortemente altalenanti, così come altalenante è il tuo, nostro, universo. Comunque ti sta molto meglio l'autunno addosso, e mica solo a te, quindi ben venga Ottobre che, cazzo, è quasi finito quindi attenderò il prossimo mese di mezzo, Marzo. Sono, siamo, due persone di mezzo, cazzoni e riflessivi, ma la gente a te ti capisce di più. A Marzo ascolterò meglio "La marmellata", che se devo esser sincero è una delle cose migliori che tu abbia mai scritto; "Per amor del cielo", la canzone, invece si adatta bene ad Ottobre, fra poco dovrò smettere di ascoltarla perché farà tanto, troppo freddo. A registrare un disco come questo comunque ci vuole coraggio o strafottenza, e credo che il tuo caso sia più il secondo, per questo ti pagherei volentieri da bere: alla fine, dopo una carriera di schitarrate sporche e facili decidi di essere intimo come il migliore degli amici e te ne esci con arrangiamenti semplici come poesie insegnate all'asilo, chitarra acustica, pianoforte, già la batteria è un caso raro. Ogni tanto la semplicità e la confidenzialità sfiorano livelli eccessivi ("Soffio d'angelo" la salto sempre perché mi fa cascare le palle, scusami la sincerità), ma spero di non essere monòtono se mi ripeto dicendo che "La marmellata" è uno dei punti più alti che potevi raggiungere, ed è semplice come la colazione mattutina. Che è il pasto più importante della giornata, tra l'altro. "Madame Sitrì" pure è un gioiello che - ora non ti montare la testa - ti fa avvicinare a Faber (un po' come "Il cielo è di tutti", pare scritta con Pagani). Qualche giorno fa ad una mia amica dico che sto ascoltando un tuo disco, senza dire quale ma era questo, lei non ti ha mai sentito nominare ma si cerca qualche canzone, e dopo un po' mi risponde dicendo che sei "un gran figo". La canzone che ha sentito era proprio "Madame Sitrì", e se passerò mai da Livorno non potrò non buttarci un pensiero. Un amico la cantava di continuo quest'estate, mentre attraversavamo Croazia ed Ungheria, sì sei popolare anche in Lombardia, regno di Berlusconi, Formigoni, e qui la rima falla tu anche se è scontata. Comunque, se vuoi saperlo, "Licantropi" è quella che apprezzo di più di tutto il disco, per quanto zuccherosa al punto da sconsigliarla ai diabetici, porca puttana quanto sai essere sentimentale certe volte, e poi nel pezzo successivo ("Niente più di questo l'amore", casomai non l'avessi presente) parli di famiglia, bimbi, e finisci col guardare il culo di un'altra. "Licantropi" è giunta per me nel momento giusto, quello in cui ricordi i momenti con chi ogni tanto, di notte, giuri che non vorresti mai aver incontrato per poter vivere senza la consapevolezza che una così esiste da qualche parte, con il futuro che non la vedrà fra le tue braccia, ad aspettare quando dorme (sì, ti sto citando, non rompere la minchia). Poi la notte passa ed in realtà sei contento. Non abbiamo capito un cazzo, perché cerchiamo sempre tutti e due. Non abbiamo capito un cazzo perchè ci macchiamo camicie azzurre e la maturità ci ha fornito solo nuove etichette di vino da consigliare alle donne, agli amici, ai commensali. Non abbiamo capito un cazzo perché proteggiamo il sogno di una notte che vorremmo fossero mille, talvolta accarezzandolo fino a tirarle i capelli, senza capire che le fa male. Per amor del cielo, non contraddirmi altrimenti l'idea inizia a crollare già da ora. Domani presenterai il tuo ultimo disco, di cui forse parlerò in futuro, ma dopo averlo sentito oggi in mattinata posso farti già una piccola osservazione? Questo era un poco meglio.

Un abbraccio, anche se preferiresti una bottiglia di rosso. Quella, se riuscirò mai, te la offrirò.

AJ

Carico i commenti... con calma