Fin dove ci si può spingere nel realizzare un film che rappresenti , da un' angolazione comica o comunque parodistica, una vicenda legata a questioni serie nella storia moderna di una nazione? Tanto per dire, qui in Italia ci fu giusto Mario Monicelli che nel 1973 realizzò " Vogliamo i colonnelli" in cui si prendeva di mira certo golpismo nostrano non tanto strisciante ai tempi della strategia della tensione. È l'unico titolo che mi viene in mente, poiché se certe tematiche sono alquanto vive e recenti, diventa difficile rappresentarle con un certo distacco.

Se si considerano altri contesti a noi vicini storicamente e geograficamente, si può giusto incappare in questo titolo " Fe de etarras" (tradotto in italiano sarebbe"Fede dei componenti dell'ETA" ) del regista spagnolo Borja Cobeaga, uscito nel 2017 ed ora reperibile sulla piattaforma Netflix. E penso proprio che valga la pena recuperare questo titolo, poiché la vicenda trattata ha a che fare nientemeno che con l'irredentismo basco dell'ETA (acronimo per Euskadi ta Askatasuna, ovvero Euskadi e libertà). Solo per ricordare brevemente , a mo' di premessa, che l' organizzazione dell'ETA si costituì alla fine degli anni '50 per rivendicare e attuare, anche militarmente, l' indipendenza del popolo basco dall'allora regime franchista spagnolo. In quella Spagna afflitta da un regime clerical fascista, c'erano mille buone ragioni per battersi per i suddetti ideali. Con la morte di Francisco Franco nel 1975, la nazione iberica si avviò sulla strada della democrazia parlamentare rappresentativa e l' evoluzione politica e sociale continuò tanto che la lotta dell'ETA risultò sempre più settaria e sanguinaria. Gradualmente l'organizzazione si sfaldò fino a gettare definitivamente la spugna nel 2018 , dopo alcuni anni di tregua a partire dal 2011. Tutto quanto sopra causò la morte di quasi 1000 persone fra civili e militari e comunque resta ben vivo l' orgoglio del popolo basco la cui regione, con una sua specifica autonomia, è parte integrante dello stato democratico spagnolo.

Il ricordo di questi eventi di storia moderna è sempre vivo nella Spagna attuale, ma il regista Borja Cobeaga è molto abile nel tratteggiare in chiave comica le rocambolesche avventure di uno sparuto gruppo di clandestini dell'ETA che tentano di attuare un attentato dimostrativo a Madrid. E questo nel 2010, allorquando l'ETA sta perdendo sempre più colpi e oltretutto si stanno svolgendo i mondiali di calcio che vedranno la nazionale iberica vincere l' ambito trofeo nella finale contro l'Olanda. I quattro irredentisti del gruppo clandestino sono semplicemente goffi: il capo sarebbe Martin (impersonato da un ottimo attore come Javier Camara) che, dopo una lunga latitanza in Venezuela, dovrebbe rientrare in azione su esplicita chiamata telefonica di un vecchio capo ETA. Si deve avvalere dell'apporto di Pernando, simpatizzante di provenienza manchega e sedicente esperto di materiale esplosivo ( ma non si dimostrerà all'altezza) e di una coppia di fidanzati che più che alla lotta armata ambisce a partire per l'Uruguay . Una sorta, quindi, di armata Brancaleone che si scoprirà semmai più versata nello svolgere le attività di copertura alla propria missione, ovvero abile a compiere lavori di ristrutturazione edilizia degli stabili nell'area madrilena. Un modo, questo sì pacifico e lodevole, di dimostrare fattivamente che i lavoratori baschi si distinguono in meglio rispetto agli altri spagnoli.

Il film è consigliabile vederlo in lingua originale con sottotitoli italiani, proprio per cogliere certe sfumature comiche dei fatti rappresentati. Intanto, i riferimenti alla gastronomia basca non mancano, proprio per rimarcare quanto questa sia una delle migliori nella penisola iberica (e posso confermarlo, alla luce di quanto provato nei miei viaggi in Spagna). Addirittura il protagonista Martin sostiene la tesi ( forse alquanto bizzarra) che una cellula terroristica risulta efficiente se i suoi componenti consumano pasti ottimi. Certo certi piatti baschi a base di peperoni ripieni di carne speziata, certe polpette di carne tritata, nonché varie ricette di pesce tipo il merluzzo pil pil fanno già venire l'acquolina in bocca.

E poi c'è tutta l' avversione contenuta, per non destar sospetti, dei quattro baschi clandestini verso i successi della nazionale iberica di calcio. In cuor loro preferirebbero vincessero altre nazionali, ma devono fingere di tifare Spagna indossando coccarde, cappelli con i colori nazionali, srotolando pure un lungo striscione spagnolo dal balcone del loro appartamento. Il colmo dei colmi per quattro etarras...

Insomma, un film dal ritmo scoppiettante e godibilissimo. Complimenti, pertanto, ad un regista spagnolo che riesce a sdrammatizzare gli inconvenienti di chi, nella fase finale della storia dell'irredentismo basco, non trova modo e stimolo a compiere un gesto dimostrativo della propria lotta, ormai superata dal nuovo quadro politico spagnolo. Mi viene comunque spontaneo pensare che invece, in un' Italia afflitta per anni da attentati terroristici commessi da bande armate sia di estrema destra, sia di estrema sinistra, nessun regista (tranne il noto Monicelli) abbia realizzato qualche pellicola intesa a dare una visione parodistica e dissacrante di persone affiliate a gruppuscoli eversivi e sovversivi. Forse dalle nostre parti non c'è ancora la forza di creare qualcosa di tal genere.

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