Nel 2006 con "The Devil And God Are Raging Inside Me" i Brand New arrivano alla loro terza prova, quella della maturità, quella più varia, quella che probabilmente li consacra come una delle migliori realtà alternative dei duemila.
I quattro di New York, capitanati dal cantante Jesse Lacey, pervengono a una sintesi di tutte le idee e gli stili che avevano caratterizzato gli album precedenti, che mai come in passato sembrano ora trovarsi incastonati a dovere nei complessi (per un gruppo fondamentalmente emo) tessuti sonori della band. L'ordine, l'equilibrio tra le parti, è stato ottenuto grazie a un notevole progresso in fase di produzione, che ha permesso di ripulire il sound grezzo degli esordi in favore di un altro del tutto diverso, lustro e ben curato, che esalta ancor di più le grandi doti teatrali della formazione e i lamenti del buon Jesse.
Apre il disco il singolo "Sowing Season", un pezzo "a la Brand New"; partenza di basso profilo, Lacey bisbiglia con voce fioca parole dolcissime anticipando il violento attacco di chitarra dell'ispirato Vincent Accardi, in un'atmosfera sempre più tragica e funesta, che raggiunge il culmine nel disperato latrato del cantante. Partenza che strizza l'occhio al post-rock degli Slint quella di "Millstone", pezzo rilassato, denso di arrangiamenti eleganti, quasi barocchi. I Brand New hanno la capacità di essere originali nella loro semplicità. Il gruppo reinterpreta in una personalissima chiave emotiva tutto ciò che è stato inventato da altri; ciò può essere visto come un difetto, in realtà è probabilmente il loro più grande pregio. "Limousine" e "Degausser" sono quasi delle suite, strutturate in maniera coraggiosa e ardita, ambiziose fino all'estremo, rappresentano i due centri dell'album, i pezzi che rivelano gli intenti, l'arte e l'identità del gruppo. Scariche d'adrenalina pura come quelle di "Not The Sun" sono reminiscenze di un passato emo sempre presente, ma che si è trasformato ed è mutato in qualcosa di diverso; un pò la stessa situazione vissuta dai Fugazi, i quali accreditati di aver lanciato un genere che in realtà lascia il tempo che trova e di cui si è abusato negli anni, hanno coniato un linguaggio musicale del tutto proprio ed autonomo.Quello che auguro possano essere in grado di fare i Brand New, che partiti dall'emo potrebbero approdare a nuovi lidi ed orizzonti musicali.
I due strumentali "Welcome To Bangkok" e "Untitled" sono emblematici da questo punto di vista. La malinconica elegia di "Handcuffs" chiude un ottimo disco, che rappresenta d'ora in avanti una sorta di crocevia per i quattro. O questo è il miglior album che mai riusciranno a rifare, o è l'inizio di un qualcosa di diverso, di una carriera del tutto nuova che li lanci come band apprezzata e rispettata, non più riconducibile ad etichette o a puerili classificazioni.
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