Cari amici,
vi racconto cos'è successo sabato 29 ottobre ai Cantieri di Alte Ceccato (Vicenza) per il concerto dei Breathless (unica data italiana). Insieme ad un amico arriviamo alle 21.30, data prevista di inizio (che ovviamente va sempre presa con molta flessibilità). All'ingresso una signorina, in modo molto gentile, ci dice che la serata è a pagamento, ma l'amico coi biglietti ancora non è arrivato; non volendo farci aspettare fuori (giustamente) ci fa entrare. "Va bene, pagheremo all'uscita" diciamo noi, un po' scherzando ma con tutte le migliori intenzioni. Avremmo pagato anche subito se ci fosse stato chiesto. Attendiamo all'interno. Il posto è confortevole, pulito, le persone simpatiche, cordiali e sorridenti. Peccato per il sottofondo sonoro: un cd di suoni di jungla new age rovinano l'ambiente e l'atmosfera. Una canzone di Sting, non si sa cosa c'entri, interrompe la monotonia.

Intanto il locale si riempie, tra le 22 e le 23 arrivano in tutto un centinaio di persone. Attendiamo l'inizio del concerto con un po' di impazienza, il tempo passa, ma a un certo punto un ragazzo sale sul palco e dice: "Vi devo chiedere un favore: è arrivato il ragazzo coi biglietti, dovete uscire tutti, mettervi in coda e rientrare. Cinque minuti di pazienza poi iniziamo". La gente si guarda, ride, pensa a uno scherzo, vista la richiesta ridicola: il locale è pieno, la gente sta bevendo al bar, è passata più di un'ora dall'orario stabilito per il concerto. Poi di malavoglia ma con infinita pazienza il pubblico si avvia all'uscita. È una grossa, grossissima fortuna per gli organizzatori, anche se probabilmente lo ignorano, insieme a molte altre cose, che l'età media del pubblico sia ben over 30, anche over 40 (i Breathless sono una band di vecchia data) e che si tratti di persone molto bene educate e pazienti, fin troppo. Infatti si accomodano in silenzio all'uscita e si dispongono in fila, lamentandosi sottovoce ma bonariamente. Dopo 20 minuti ancora non succede nulla, i primi della fila stanno ancora aspettando non si sa cosa. Arriva un tizio che dice: "Chi ha la tessera a sinistra, gli altri a destra". In realtà è tutto l'opposto, come si capisce da soli dopo poco, e ci si ridispone di conseguenza sempre senza protestare, come un gregge silenzioso e infinitamente paziente. Torna il tizio di prima: "Soldi contati, manca il resto." Lo ripete due volte, così, senza per favore e senza grazie, come un militare. E infatti sembra di essere alla visita di leva. Nessuno ha detto quanto costa il biglietto, né quanto costa la tessera (e dopo si scoprirà perché), però bisogna avere i soldi contati, altrimenti il resto te lo scordi. Contati sì, ma quanti? Non sta scritto da nessuna parte. Ma bene. Passa il tempo e la fila comincia a muoversi; io e il mio amico siamo a sinistra, cioè la fila che deve fare la tessera; osservo cosa succede nella fila di destra: ai tesserati in entrata viene detto "14 euro se hai i soldi contati, altrimenti 15". Sistema all'italiana. Funziona sempre. Arriva il mio turno nella fila dei senza tessera: "Come funziona?" domando. "Hai la tessera?" "No" rispondo. "Allora 15 euro". Veramente avevo anche i 14 euro contati se serviva, ma non me l'hanno chiesto. E neanche mi hanno fatto la tessera. Allora che differenza c'era tra una fila e l'altra?

Finalmente dentro (di nuovo). Lo stesso cd new age di suoni della jungla è girato almeno 3 volte nel frattempo. Ogni tanto la canzone di Sting (sempre la stessa). Poi di nuovo jungla. E' questo il dj pre-set di cui parlava la locandina? Il locale è pieno, la gente adesso è di cattivo umore per essere stata trattata come bestiame e aver pagato le spese di un'organizzazione grottesca, fantozziana. Finalmente sale sul palco la band d'apertura, Christian Rainer e il suo entourage. L'algido artista austriaco canta una canzone accompagnato solo dalla chitarra e dalla sua voce cavernosa. Finisce. Nessuno applaude. Il malumore è ancora nell'aria, pesa gravemente sull'atmosfera, a farne le spese adesso è chi sale sul palco.
Rainer borbotta qualcosa in inglese, attacca col secondo pezzo, suona e canta onestamente, con sobria eleganza, è accompagnato splendidamente da un violoncello e da una bassista capaci, stavolta qualcuno applaude. Al terzo, quarto, pezzo gli applausi di tutta la platea salutano la fine di ogni brano. Dopodiché, senza che nessuno capisca come, Rainer si ritrova tra le mani un biglietto. Lo guarda piuttosto stupito, cerca di leggerlo ma non capisce. È il titolo della prossima canzone? Chiama in aiuto Francesca, la bassista, che capisce e lo prende in mano. "Il proprietario della volvo blu è pregato di spostarla immediatamente perché blocca il passaggio. Mi spiace, non c'è scritta nessuna targa sul biglietto, fate voi." Lo dice con dolcezza, anche se si capisce che è scocciata. Risate amare fra tutto il pubblico. Dopo aver fatto la fila due volte ed essere stati trattati come bestie, finalmente il concerto inizia ma l'artista austriaco viene interrotto mentre è sul palco a suonare per fargli leggere (a lui, mica che qualcuno degli organizzatori si sia dato disturbo di farlo personalmente) un biglietto ridicolo. Complimenti. A questo punto tutti i presenti, sanno, intuiscono l'inquietante verità: arrivati a questi livelli tutto può succedere, non si può essere più sicuri di nulla. E infatti è solo l'inizio.

Rainer finisce la sua performance, salutato dagli applausi, sono passate le 23, forse è mezzanotte, il pubblico è impaziente di vedere i suoi beniamini, i Breathless, nell'unica data italiana. Dopotutto aspetta da tre ore. Vengono sistemati gli strumenti sul palco, regolati come si deve, ma il tempo passa e non succede nulla. Anzi sì, il solito idiota appena uscito Rainer ha riattaccato il cd coi suoni della jungla, dal primo pezzo, che ormai tutti conoscono a memoria, fino all'ultimo, poi la canzone di Sting, sempre la stessa, poi daccapo col cd. La tortura continua, tanto per esacerbare gli animi già provati dalla via crucis di questa serata.
Bisogna aspettare mezzanotte e mezza passata, forse l'una, e finalmente i Breathless iniziano. I problemi si vedono subito: Dominic Appleton, elegantemente, prima di iniziare invita l'operatore dormiente ad azionare il lettore dvd come da programma, ed ecco che le immagini cominciano a scorrere alle loro spalle.
I Breathless iniziano a suonare e Appleton a cantare: solo che i microfoni funzionano da cani, non amplificano e l'impressione è che il cantante urli dentro a una pentola o un barattolo di latta; la sua tastiera fischia e vibra ed è costretto a prenderla a pugni più volte durante la serata per farla smettere; ma anche quando funziona manda suoni ridicoli, sembra l'organetto bontempi che regalavano ai bimbi vent'anni fa, quello dove bisognava soffiare per far uscire delle fievoli note da zampogna natalizia.
Tra i fischi dell'impianto, i microfoni che non amplificano constringendo il cantante a sgolarsi fino al parossismo, il tastierino per bambini che vibra, ronza e manda suoni pietosi, manca solo che la chitarra salti. E infatti salta. Interruzione, rimaneggiamenti vari per farla tornare a funzionare, e il pubblico paziente, che ormai ha visto e sopportato di tutto, ancora una volta in silenzio attende momenti migliori.
Non si sa come, la chitarra riprende a funzionare, mancano pochi pezzi, un bis di un paio di canzoni, infine i Breathless lasciano il palco. Applausi scroscianti, pubblico entusiasta, ovviamente non per la performance, visto che tutte le condizioni erano avverse, ma per la buona volontà del gruppo che ha suonato e dato il meglio di sé nonostante tutto. Il pubblico capisce, li ringrazia e applaude. Applaude un po' anche a se stesso, per la pazienza dimostrata. Il cd coi suoni di jungla riprende daccapo la lagna new age, so già cosa viene dopo, la canzone di Sting (sempre la stessa) e non voglio vedere cos'altro succederà dopo, quindi insieme alle altre vittime ci affrettiamo all'uscita.

Conclusioni: questa era l'unica data italiana dei Breathless, e sicuramente l'ultimo loro concerto ai Cantieri, a meno che gli artisti londinesi non siano anche dei masochisti. Siccome non sono masochista neppure io dubito che rimetterò piede in quel posto, anche perché comunque la tessera non me l'hanno fatta e non voglio risentire il cd della jungla. Comincio anche a odiare Sting.

In una parola, che rivolgo agli organizzatori dei Cantieri (ex Interno 20, ex Ottomat, ex quello che vi pare): VERGOGNATEVI. Truffatori, ignoranti musicali e incapaci.

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